Pubblicato Giovedì, 21 Settembre 2017
Scritto da Claudio Angelozzi

ATRI NEL CUORE, RIFLESSIONI...
UN INTERVENTO APPREZZABILE
LE ANTICHE MURA RIPRENDONO VITA

Atri era, come si sa, una città circondata da mura di difesa.

  La prima cinta muraria era costruita con massi ciclopici risalenti alle epoche più arcaiche e fondative della città, (poi spogliata nel Medio Evo, per la costruzione di palazzi e Chiese). Essa cingeva un più vasto territorio, poi furono costruite, nel cinquecento, le mura in laterizio.

  Queste ultime si sviluppavano per circa 3 km, munite di merli, contrafforti, torrioni e porte, le famose porte che si chiudevano al tramonto; di queste ultime resta soltanto la porta di S.   Domenico se pur rimaneggiata.

  Questo grande patrimonio monumentale, archeologico e identitario, è stato nei secoli offeso, vilipeso ed ignorato, fino alla fine dell’ottocento e primi del novecento, quando per presunte esigenze di nuova viabilità, mode moderniste ed ignoranza, si ebbe un vero e proprio sistematico abbattimento, ripreso negli anni ’50.

  Le poche mura rimaste, soprattutto nella zona della circonvallazione sud (sott' a lì mur), erano invisibili, coperte alla vista dalla bella vegetazione di scarpata.

  A mio avviso è lodevole l'iniziativa del Comune di decespugliare e ripulire le grandi scarpate, riportando alla luce le vecchie mura, munite oggi, di una idonea illuminazione profilata.

  Resta soltanto da verificare bene la posizione dei fari, la luce led, (forse non idonea all'ambiente) e la sistemazione delle alte scarpate con idonee essenze basse, autoctone, sempreverdi e di facile manutenzione.

INTERVENTI ED OMISSIONI NON APPREZZABILI
IL CIMITERO MONUMENTALE HA SMARRITO LA STORIA

Atri capoluogo ha un vecchio cimitero, direi "monumentale", che poi ha ispirato, (per fortuna), gli ampliamenti successivi. Esso, per la storia, fu inaugurato nel 1845 dal Sindaco Massimino Arlini, (come recita una lapide a ricordo).

Oltre un secolo e mezzo di vita, un cimitero che ha accolto generazioni di atriani.

Nell'anno 2004 l'Amministrazione comunale, fece redigere dal suo Ufficio Tecnico un progetto di manutenzione straordinaria del complesso delle cappelle gentilizie consistenti in opere di rifacimento del tetto, pavimentazione in marmo idoneo, impianti, arredi, opere da pittore ecc.

Il tutto per avere una progettazione ed esecuzione unitaria e controllata atta a riportare ad una certa uniformità gli interventi dei privati eseguiti nel tempo.

Iniziativa questa, quanto mai lodevole ed azzeccata, tanto che io feci in modo di far aderire la mia famiglia con un versamento di oltre mille Euro, anche se i miei genitori, per la verità, erano alquanto scettici sulla loro fattibilità.

Purtroppo avevano ragione, a tutt'oggi non si sa quali lavori siano stati eseguiti, non è stata notificato alcun rendiconto. In pratica, credo che sia stato sanato solo il tetto, ma l'iniziativa è fallita, immagino, per le poche adesioni.

Così si è persa una buona occasione e una lodevole iniziativa.

Ho voluto ricordare questa vicenda per far notare come nei lavori di manutenzione delle cappelle storiche ad opera dei privati, si registra un impiego di materiali, tinteggiature, marmi di tutti i colori e di tutte le fogge. Si va dal bianco, al celestino, dal nocciola al rossiccio, da marmi pregiati di tutti i colori per pavimenti e rivestimenti, in un guazzabuglio veramente riprovevole che non si confà alla originale scelta architettonica con risultati veramente pacchiani.

Mentre cappelle di famiglie oramai estinte, risultano abbandonate e neglette. Per tutte, quella della famiglia Finocchi, che dovrebbe essere curata dal Comune per onorare l'illustre concittadino.

Claudio Angelozzi