Pubblicato Sabato, 28 Aprile 2012
Scritto da Donpi

 Dialogo non solo parole
di donpi 


il punto di
donpi

La grande suora Teresa di Calcutta, premio Nobel per la pace, diceva: “Il più grande peccato del nostro tempo è l’indifferenza”. Viviamo barricati nel nostro benessere, che si sta sgretolando, alziamo comode barriere di protezione, ci rifugiamo nel nostro comodo individualismo per non essere disturbati dai problemi degli altri. Usciamo dal nostro ‘io’ solo per criticare, per emettere giudizi di condanna, per sentirci migliori accusando gli altri. E il mondo diventa, inesorabilmente, un deserto abitato dalla sofferenza di tanti che non trovano aiuto e ascolto.  Parliamo solo con noi stessi, ci guardiamo allo specchio per un monologo narcisistico e monotono.

Possiamo scegliere: o edificare pareti divisorie oppure costruire ponti, edificare “la casa” del confronto e dell’incontro, del dialogo e della condivisione.

Non bastano le parole, soprattutto se non sono vere e autentiche, è indispensabile esercitarci nell’arte di costruire ponti, di andare incontro, di inventare, con fiducia, occasioni di dialogo, di costruire  spazi di condivisione.

Il “sogno” che accompagna questa esperienza è proprio quello, in una città stanca e delusa, di  disegnare sentieri di condivisione, di allenarci nell’arte dell’ascolto, di cercare, insieme, quello che unisce, come diceva il saggio Giovanni XXIII, mettendo da parte quello che divide... Il momento che attraversiamo è duro e difficile. La generazione dei giovani del nostro tempo è la prima che mette in conto di stare peggio dei propri padri.  La crisi, non solo finanziaria, rende buio il futuro. Gli antichi valori sono stati messi in soffitta o riposti nella naftalina del passato. E ci accorgiamo di non avere nulla tra le mani. Occorre svegliarsi dal torpore, uscire dal ripiegamento su se stessi per andare oltre, per far confluire energie fresche e nuove nel progetto di un futuro sostenibile per il nostro territorio. No, non bastano le parole per un dialogo vero. E’ fondamentale, poi, rimboccarsi le maniche, “sporcarsi” con i problemi di oggi per non vivere solo di ricordi.

“Indialogo” è solo uno strumento, una possibilità, una occasione. Possiamo, ancora una volta, preferire la critica distruttiva, la supponenza di “chi sa tutto”...oppure....mattone su mattone, con la malta della fiducia, costruire l’edificio del futuro in cui abitare con cuore nuovo e spirito nuovo.

Dipende dalla fantasia, dalla generosità, dalla voglia di domani di ognuno di noi.  L’indifferenza è una barriera apparentemente dura, ma può essere sgretolata dalla forza delle idee e dalla ritrovata capacità di amare, di dare, di impegnarsi. E’ una sfida, certo. Ma vincerla è possibile, se lo vogliamo.