Pubblicato Giovedì, 25 Maggio 2017

Una chiesa e la sua storia...

22 MAGGIO: IL TESORO DI SANTA RITA

La chiesa di Santa Rita, così viene comunemente chiamata perché c’è la  cappella della santa, ma il vero titolo è: chiesa di S. Spirito o del SS Suffragio. In questa chiesa si sono sempre svolte tre funzioni religiose: 1) la festa di S. Rita; 2) la processione del Venerdì Santo con il Cristo Morto; 3) la partenza della processione verso il cimitero nella ricorrenza dei morti.

Ho visto il ricco programma di manifestazioni, nella pura tradizione di questa festa. Ho visto la chiesa di S. Nicola affollata di fedeli, ho visto la processione snocciolarsi per le vie di Atri (che brutto vedere la gente andare dietro la santa e non davanti senza pregare). Negli anni 50 la mattina del 22 maggio da tutta la campagna atriana venivano a gruppi cantando inni alla santa e portando in omaggio ceri grandi e colorati e rose. Le rose venivano benedette durante la messa e portate a casa per conservarle ed utilizzarle qualora servissero. Non ho visto se tale benedizione fosse stata fatta.

Ho letto le polemiche sulla mancata ricostruzione della chiesa che la rende inagibile. Certo, la festa nella sua chiesa è tutta una altra cosa ma la fede e la devozione si possono manifestare in qualsiasi luogo.

Ho sentito della scomparsa dei soldi. E qui devo introdurre alcuni fatti che la lega la chiesa alla mia famiglia.

Mio zio, Attanasio Dell’Arena, quando stava ad Atri mi raccontava dei fatti e guai a non ascoltarlo. Una volta mi confidò che aiutò il prete del tempo a montare gli splendidi lampadari di vetro di Murano, che esistono ancora oggi. Non mi disse l’anno, ma per l'età di mio zio nato nel 1996, doveva essere forse qualche anno prima del 1910.

Negli anni 50 girava la voce che era stato rubato il tesoro di Santa Rita. Cosa era questo tesoro? Una serie di gocce di cristallo di Boemia che servivano per i lampadari. Chi li comprò e per quale motivo non si sa. Si sussurrava che a far sparire il tesoro fosse stato Aurelio Cervone, cugino di mio padre da parte della nonna Concetta Cervone, e fratello di “Nanuc” il sacrestano. Aurelio, allora, era consigliere comunale e faceva parte del comitato organizzatore della festa.

Aurelio, con tutta la famiglia, emigrò in Argentina e mi rammaricai tantissimo perché fu all’improvviso e perché spesso andavo a giocare a casa sua. Non so se questa voce fosse arrivata alle sue orecchie.

Negli anni 80 la chiesa di S. Rita e quella del cimitero erano gestite, per i piccoli problemi quotidiani, da Cesarina Ricci, piccola donna ma di grande energia, con un grande amore per la Chiesa e per Cristo. Poi arrivò Don Bruno Trubiani per le funzioni religiose. Don Bruno rovistava tutto per le sue ricerche storiche e così un bel giorno uscì fuori un cartone, ancora tutto chiuso, con dentro le gocce di cristallo di Boemia. Il tesoro fu ritrovato. Spero che anche la sparizione di oggi finisca allo stesso modo, cioè che non esista il furto.

Ogni volta che tornavo ad Atri, Cesarina ci teneva a raccontarmi il ritrovamento e aggiungeva sempre: “Hai visto che tuo zio non ha rubato niente e puoi esserne orgoglioso e fiero”. L'ultima volta che lo zio Aurelio tornò in Italia il ritrovamento non era ancora avvenuto per cui, se sapesse della voce, la stessa gli è rimasta fino alla morte. La verità non è arrivata in tempo utile.

Santa Rita, la santa dei casi impossibili, prega per noi. Il vero tesoro di S. Rita, che bisogna rubare e conservare per sempre, è la fede e l’amore per la Chiesa.

Nicola Dell’Arena