Pubblicato Mercoledì, 04 Gennaio 2017
Scritto da Santino Verna

RICORDO DEL PROF. FRANCESCO BARBERINI

AVEVA ATRI NEL CUORE

Ha concluso la giornata terrena, a Pescara, dove viveva da lungo tempo, il Prof. Francesco Barberini, storico preside del liceo scientifico “L. da Vinci” della città dannunziana e illustre docente al classico di Pescara, ovviamente intitolato al suo figlio più illustre, Gabriele D’Annunzio.

Il Prof. Barberini era nato a Montemaggiore al Metauro (PU) nel 1919, e giovanissimo, si era laureato in lettere. Sposò la Signora Filomena Eugeni, atriana di origini marchigiane, e visse con la moglie e il figlio Prof. Eugenio, una pagina fondamentale della sua vita, in Atri, come docente.

Amico del Prof. Can. Luigi Illuminati, poeta trilingue e insigne docente nella prestigiosa Università di Messina, il Prof. Barberini fu animatore del centro “Illuminati”, attivo soprattutto con l’eponimo premio che ha portato nella cittadina dei calanchi, famosi intellettuali. Nell’ambito delle attività del centro, il liceo ginnasio della cittadina, fu dedicato a quello che è stato definito, il figlio più illustre di Atri. Era il 1975 e la sede dell’istituto era nel centralissimo palazzo civico, accanto alla chiesa di S. Agostino, già Municipio. Poi, nel 1987, il trasferimento in periferia, nella piazzetta che oggi porta il nome di Illuminati, per compensare la perdita del liceo autonomo, a vantaggio dello statista Adone Zoli, di cui proprio quest’anno ricordiamo i 50 anni della storica visita ad Atri, nella veste di Presidente del Consiglio.

Tra i vari scritti del Professore, merita di essere riletto “Atri nella storia e nella tradizione” (1967), dettato dall’affetto per la cittadina di adozione. Sul sentiero di Don Luigi Illuminati, il docente fanese ripercorre la storia di Atri, con i figli illustri e lo sgargiante legame con la Chiesa, testimoniato soprattutto dalla Cattedrale. Inoltre s’addentra nei meandri delle tradizioni cittadine, seguendo il ciclo calendariale e quello umano, in una Atri ormai avviata al cambiamento. Dedicò anche spazio alla gastronomia, con la porchetta di Rapini, tanto amata da Illuminati, presente all’ingresso della macelleria, con il profumo che raggiungeva la vicina strada.

Trasferito a Pescara, in Viale Muzii, convenzionalmente ingresso settentrionale del centro storico della città, il Professore ha sempre seguito la vita culturale di Atri, dove tornava con gioia. Gli eventi legati a Illuminati lo vedevano protagonista e partecipazione straordinaria, come nei film.

Tra gli alunni del Prof. Barberini, ricordiamo soltanto il magistrato Emilio Alessandrini, originario di Penne, ucciso a Milano nel 1979 dalle BR. Il figlio, Avv. Marco, è attuale Sindaco di Pescara. Al giudice Alessandrini è intitolata l’aula magna del liceo “G. D’Annunzio”. Il professore atriano si conquistò la stima e l’affetto dei docenti e degli alunni, per la preparazione, l’impegno e il carattere di autentico umanista.

Quando in anni non troppo lontani, nel piano di studi di lettere, fu data la possibilità agli studenti di eludere l’esame di letteratura latina, obbligatoria nel “cursus studiorum”, arricciò il naso. Perché era come togliere anatomia dal corso di medicina o diritto privato da quello di giurisprudenza. Ma quella scappatoia accademica fu dettata anche dal desiderio di evitare lunghi anni fuori corso, per via delle respinzioni allo scritto e all’orale, e giungere presto alla laurea e, con opportune integrazioni, fare concorsi per entrare il prima possibile nel mondo del lavoro.

Profondamente religioso, si recava a Messa ogni domenica nella chiesa di S. Antonio, mettendosi sempre nella cappella dell’Immacolata, d’obbligo in tutti gli edifici sacri della conventualità, legata ad un altro umanista pescarese che ci ha lasciato quasi due anni fa, il Prof. Zopito Di Tillio, grecista e anche lui docente e vice-preside al liceo classico.

Il suo volto diafano che faceva risaltare il fisico asciutto, sempre ben vestito, s’illuminava quando parlava di Atri o quando incontrava gli atriani. La città degli Acquaviva perde un altro figlio illustre che ci ha insegnato ad amare un paese trimillenario, patria dell’imperatore Publio Elio Adriano, con pregnanti statuti municipali, e con un multicolore artigianato, dove tanta gente semplice non disdegnava affatto la cultura, partecipando agli spettacoli teatrali o ascoltando la banda sulla cassa armonica, con le note di Antonio Di Jorio, padre della canzone abruzzese e forse uno dei padri del Festival di Sanremo.

Le esequie sono state celebrate nella chiesa di S. Antonio, nel primo pomeriggio del 4 gennaio, dal Ministro Provinciale dei Francescani Conventuali, P. Franco Rapacchiale. Ai suoi lati, P. Carlo Giraudi, Vicario del Convento e Mons. Vincenzo Amadio, già Vicario-Generale di Pescara-Penne e Parroco di S. Pietro in Pescara, al cui piviere appartiene, dall’inizio di quest’anno pastorale, la chiesa del Sacro Cuore elevata a Santuario diocesano della Divina Misericordia.

SANTINO VERNA