Pubblicato Mercoledì, 21 Dicembre 2016
Scritto da Paolo Pallini

OLTRE GLI AUGURI

UN NATALE AMARO

No, non é il "solito" Natale. Lo si avverte respirando una atmosfera diversa.

Gli eventi sismici del 24 agosto e del 30 ottobre hanno segnato profondamente non solo gli edifici storici della città, ma anche la carne viva del popolo.

Il cartellone degli eventi promosso dalla Amministrazione Comunale è ricco di tanti appuntamenti. Le luminarie natalizie squarciano il buio e disegnano colorate  emozioni.

Capo d'Atri apre i suoi fondaci nel desiderio di rinnovare l'esperienza ferragostana.

Eppure si ha la sensazione che manca qualcosa.

La Cattedrale chiusa dà un senso di tristezza, le campane sono mute e non inondano di festosi rintocchi le antiche  vie della città, la facciata del duomo inspiegabilmente buia (ma costano tanto due fari per illuminarla?) mette melanconia.

Soltanto la domenica del terremoto e quella del voto referendario il centro storico è stato animato da tante presenze. Negli altri giorni, compresivi i festivi, fai fatica ad incontrare qualcuno, un silenzio assordante.

Girando si ha un senso di vuoto: case chiuse, cartelli di "affittasi" e "vendesi" che raccontano di un progressivo, inesorabile spopolamento. Esercizi commerciali che chiudono, la piazza, luogo di incontro e di dialogo, deserta nonostante un inverno finora mite.

Il principale monumento di Atri, sbarrato per esigenze di sicurezza, genera una ulteriore ricaduta economica negativa sulle non floride finanze locali.

No, non è il "solito" Natale.

Allora bisogna cedere al più nero pessimismo? Certamente no, sarebbe una amara sconfitta.

Il Natale è festa di luce, per i credenti una voce che ti sveglia nella notte e ti invita ad andare a "vedere" un Bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia.

Per tutti è festa di tenerezza, calore di amore, occasione per gustare gli affetti famigliari, per ritrovarsi insieme nel segno di antiche e gradevoli tradizioni.

Cullati dalle nenie degli zampognari, che risvegliano lontane e  forti emozioni,  siamo chiamati ad accendere la speranza. La speranza di farcela, di intravedere la luce in fondo al tunnel, di assaporare l'alba nel pieno della notte.

E' il  momento di rimboccarsi le maniche, di pensare e costruire il futuro. Ma c'è un futuro per Atri? Una città che ha perso storiche aziende, che assiste allo smantellamento dell'Ospedale, che è segnata da una drammatica disoccupazione, che vede i giovani andar via e che, probabilmente, non torneranno più...

Natale è festa di speranza. "Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce" annuncia il grande profeta Isaia.

Lasciamoci toccare da parole profetiche che invitano a non mollare, a scrutare con fiducia l'orizzonte, a mettere insieme sogni ed energie per dare un volto luminoso al domani.

E' questo l'augurio più bello che desideriamo deporre sulla soglia del cuore di tutti i numerosi lettori di indialogo.

Nonostante tutto, quindi, auguriamo con  convinzione  un Buon Natale e un Anno Nuovo abitato dalla rinascita personale e comunitaria.  Ne abbiamo bisogno per impedire alla notte del pessimismo di rubarci la calda luce dell'aurora.

Paolo Pallini