Pubblicato Sabato, 10 Dicembre 2016


FERMATE MEGALO2!

“Casse di di espansione sul fiume Pescara: 54,8 milioni di euro dal Governo per continuare a cementificare con Megalo2?”

Legambiente chiama in causa la struttura di missione contro il dissesto idrogeologico, il Ministero dell'Ambiente e Luciano D'Alfonso in qualità di  Commissario straordinario: Basta con queste assurdità!

In merito al progetto di ampliamento del Centro commerciale Megalò 2 sul fiume Pescara, Legambiente scrive al presidente della regione, Luciano D’Alfonso, in qualità di Commissario straordinario delegato alla mitigazione del rischio idrogeologico, a Mario Mazzocca, Sottosegretario con funzioni di Protezione Civile, Ambiente ed Ecologia, a Mauro Grassi, Direttore della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e a Gaia Checchucci, Direttrice generale presso la direzione generale per la tutela del territorio e delle acque Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

Nella missiva si sottolinea come il progetto di sviluppo dell'area commerciale aumenti il rischio dell'area stessa, in funzione dell'aumento potenzialmente di numero di visitatori presenti nella struttura e delle modifiche all'argine previste che sposterebbero più a valle il problema di tracimazione del fiume, a gravare pericolosamente sulla città di Pescara.

Si evidenzia, altresì quanto questo sia irrazionale anche alla luce del “Piano per le città metropolitane” presentato dall'Unità di Missione contro il dissesto idrogeologico, che ricade poco più a monte dell'area oggetto dell'espansione commerciale in esame, con un intervento di circa 54,8 milioni di euro finanziati dal Governo che  prevede la realizzazione di casse di espansione proprio lungo il fiume Pescara. Intervento inserito proprio a seguito delle recenti esondazioni del fiume con notevoli danni su tutto il territorio circostante.

Legambiente chiede, quindi, all'Unità di missione ed al Ministero dell'Ambiente di vigliare ed intervenire concretamente per evitare una nuova cementificazione sbagliata e dannosa, non solo perché in contrasto con l'operato delle loro strutture ma, anche e soprattutto, per l'incolumità delle persone.