Pubblicato Mercoledì, 30 Novembre 2016
Scritto da Santino Verna

LA COMPAGNIA TEATRALE CHE RENDE DINAMICA LA CITTA' DI ATRI

IL TEATRO MINIMO COMPIE QUARANT’ANNI

Nel 1976 veniva costituito in Atri, il Teatro Minimo, con la solerte guida di Antonino Anello. Cominciava una nuova pagina nel teatro atriano, le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Ne è conferma il teatro romano (I sec. d.C.), di grandi dimensioni, all’ombra del Collegio dei Gesuiti. Non è esatto parlare di teatro romano, ma di reperti che documentano la presenza del medesimo.

La piccola e raffinata corte acquaviviana diede un grande impulso al teatro, e nel 1881 abbiamo l’inaugurazione dell’edificio teatrale, in Piazza Duomo, eretto come sfida al massimo tempio religioso nella città dei calanchi. Attualmente è l’unico teatro della provincia di Teramo, e uno dei pochi in Abruzzo, anche se sotto la denominazione di “teatro”, vanno platee coperte, con il palcoscenico per rappresentazioni e conferenze. Ma mancano gli ordini di palchi, la piccionaia e il golfo mistico.

Nel giro di pochi anni, il Comunale di Atri (si sarebbe dovuto chiamare “Piceno” o “Elio Adriano”, omaggiando rispettivamente la Regio Romana dove ricadeva Hatria e l’imperatore, la cui famiglia era originaria del posto), divenne centro di commedie, melodrammi e momenti celebrativi. L’astro di Luigi Antonelli, di poco inferiore a Luigi Pirandello, di cui era amico, non riguardò particolarmente Atri, anche se nel 1999, balenò la flebile ipotesi dell’intestazione del teatro al figlio più illustre di Castilenti.

Neppure la IIa guerra mondiale scalfì l’estro artistico degli atriani, e nel 1946 ripresero le commedie con un giovanissimo Antonino Anello e la presentazione di tanta arte “fatta in casa”. Il 1976 segnò l’ingresso di nuove leve nel teatro atriano, e cominciavano a farsi le ossa Alberto e Francesco Anello, attori e registi. Impossibile elencare tutti gli attori, assidui e occasionali, ma allora erano ragazzi ventenni con la passione dell’arte.

Imago brevis del Teatro Minimo è la rappresentazione della Passione di Gesù, negli anni ’80, una delle pochissime in Abruzzo. Anzi, le passioni rappresentate, erano due, Atri e Gessopalena. Ma mentre quest’ultima era a cadenza biennale, con l’introduzione di atti avveniristici, per sottolineare il dramma dell’emigrazione, con la presenza di un emigrato che donava al Signore la valigia, in cambio della croce (un cireneo moderno), la Passione di Atri era di grande spessore artistico, con lo scenario delle architetture del centro storico. Una Passione che toccava l’acme della lirica e del dramma proprio in Atri, perché replicata per Corso Umberto a Pescara o in un anonimo studio televisivo, non aveva lo stesso effetto. Aveva l’inconveniente della pioggia, tipica dell’inizio della primavera, ma per dieci edizioni è sempre andata bene, applaudita dal popolo commosso.

Francesco e Alberto hanno sempre recitato nella Passione itinerante ed erano presenti sul cartellone, raffigurante Gesù e i discepoli, nell’atto dell’istituzione dell’Eucarestia, con lo scenario del ciclo pittorico del Delitio, nella Cattedrale. La finestra orbicolare che sormonta la cattedra episcopale, poteva evocare il sole di giustizia di Malachia o ancora una volta l’Eucarestia. Nelle case o negli studi degli atriani fuori Atri la foto della Passione rappresentava un vincolo visibile e tangibile con il paese natio.

In quel cartellone i fratelli Anello vestivano i panni degli apostoli, perché il ruolo di Gesù, Alberto l’ha rivestito nel 1987 subentrando a Roberto D’Ettorre, per poi passarlo a Marco Micheli, mentre Francesco l’ha avuto nella rappresentazione teatrale “L’Uomo di Nazareth”, per tre edizioni, dal 1998 al 2000, nelle chiese monumentali di Atri, sempre durante la Settimana Santa.

E vestiva i panni di un apostolo anche Elio Forcella che nella Passione ha sempre fatto Ponzio Pilato, il procuratore romano, secondo la leggenda originario di Bisenti, o comunque del Sannio. Era il protagonista più atteso dopo Gesù, sia per l’estro artistico e le spiccate doti teatrali, ma anche per la scena che avveniva in Piazza duchi d’Acquaviva, appena verniciata dal ritocco odonomastico che omaggiava la dinastia ducale legata ad Atri per tutto il Rinascimento.

Corrispettivo natalizio della Passione, “La Divozione della Nativitate”, con la soluzione della “passerella” nelle chiese di S. Nicola e S. Gabriele in Atri, dove Alberto e Francesco Anello hanno lavorato con un grande del teatro italiano, Piero Di Jorio.

Il 5 dicembre 1989 un assaggio del Teatro Minimo è andato in diretta nazionale, con “Unomattina”, contenitore di Rai 1, condotto da Puccio Corona e Livia Azzariti. Inviata ad Atri, Monica Leofreddi, alle prime armi con i microfoni della TV di Stato, prima di una formidabile carriera nell’azienda culturale più grande d’Italia. Le telecamere inquadrarono per pochi secondi le prove del “Canto di Helewin”, tratto da una storia olandese, punto di partenza del corteo in costume, presentato nel 1998 e nel 1999, riproponendo il dominio acquaviviano.

Il Teatro Minimo di Atri è raccontato soprattutto dalle locandine, presenti nella bottega di Antonino Anello, all’ombra di Porta S. Domenico. Se il Mediamuseum di Pescara racconta il cinema, il laboratorio del poliedrico artista ultranovantenne narra il teatro, con il vantaggio di un contatto emotivo maggiore con il pubblico, sempre entusiasta di una nutrita compagnia che rende più solare e dinamica la città di Atri.

SANTINO VERNA