Pubblicato Domenica, 27 Novembre 2016
Scritto da Santino Verna

RICORDATO ALDO MORO A PESCARA

LA MEMORIA E IL RIMPIANTO DEL GRANDE STATISTA

Per iniziativa del Centro Studi “Aldo Moro” è stato ricordato a Pescara, presso la Sala “Flaiano” all’Aurum, lo statista salentino ucciso dalle Brigate Rosse, nel centenario della nascita. Un evento quasi sincronico a quanto è avvenuto a Firenze, nell’ambito del ricordo del mezzo secolo dell’alluvione, dove, con Aldo Moro è stata sottolineata la figura del Sindaco Santo, Giorgio La Pira. La celebrazione più importante però si è tenuta al Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, molto legato a Moro, tanto da menzionarlo subito dopo l’elezione come una delle principali figure di riferimento. Il martire delle Brigate Rosse è lo statista più grande della DC, dopo Alcide De Gasperi.

A parlare per primo, il Presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, in partenza per il Santuario di S. Gabriele dove si teneva l’incontro dei Carabinieri, per l’unione tra Abruzzo e Molise. La data novembrina è stata scelta perché antevigilia della festa della Presentazione di Maria, la Virgo Fidelis, celeste protettrice dell’Arma dei Carabinieri. L’ex-Sindaco di Pescara, proveniente dalle file dei cattolici in politica, ha ricordato la politica che si faceva in quegli anni, quando esistevano le correnti.

Ma è stato pure messo in risalto, il legame della DC di Moro con la cultura, attraverso le edizioni delle Cinque Lune. Sbrigativamente si è portati a considerare l’aria di sufficienza della Balena Bianca con i libri e le biblioteche. Lo ribadiva Indro Montanelli, quando parlava dei comunisti intenti a prendere il potere, attraverso la cultura, in tutte le declinazioni. La DC, invece, andava direttamente al potere, cercando un posto in un ente anche se modesto o in una banca, anche se con un solo sportello.

Lo statista di Maglie, nei giorni del rapimento, tragedia sulla quale si è detto troppo e troppo poco, pregava lo storico Sindaco di Firenze, morto alcuni mesi prima. Entrambi venivano dal sentiero dell’unità politica dei cattolici, terminata con l’inizio della Seconda Repubblica. Tanti aspetti in comune tra i due statisti, provenienti dal Mezzogiorno, uno dei due problemi-chiave dell’Italia dal dopoguerra a questa mattina. L’altro è la disoccupazione, narcotizzata dall’abbondanza e dagli epiloghi del boom economico. Entrambi uomini di grande cultura, di solida formazione classica, senza perdersi nelle nuvole. E anche la vita spirituale li avvicinava, non solo per la provenienza dall’Azione Cattolica, l’unico Movimento citato dal Concilio, ma per gli ideali di S. Francesco e S. Domenico.

L’Abruzzo deve molto a Moro. Il legame particolare è l’ultimo discorso pubblico fuori Roma dallo statista, il 24 luglio 1977, in Piazza Duomo, in Atri. Erano gli anni dei grandi comizi e della presenza di politici nazionali, delle feste dell’amicizia con momenti di cultura e intrattenimento, ma soprattutto della vita quotidiana all’ombra della sezione del partito, nel caso atriano Piazza duchi d’Acquaviva e Piazza Duomo, con lo scudocrociato in bella mostra. A Moro fu intitolato, subito dopo la tragica morte, il viale principale della periferia Sud, allora in continua espansione, per l’edilizia sempre attiva e il desiderio di tanti atriani del centro storico di avere una casa più spaziosa e servita. Ma gli fu intitolata anche la sezione democristiana, il cui ultimo atto fu compiuto in Via S. Chiara, dirimpetto al Monastero.

Il discorso pronunciato in Atri, parlò della salvezza del Paese possibile solo se rimaneva il senso del dovere. Certamente non s’immaginava quanto sarebbe successo 15 anni dopo. Moro era stato diverse volte in Abruzzo e tanti abruzzesi ebbero la gioia di avvicinarlo, come ricorda Massimo De Santis, operatore della sede RAI Abruzzo di Pescara, in servizio di leva a Foggia. Provò una certa emozione, quando dall’aereo scendeva il figlio più illustre di Maglie.

Grazie al silenzioso e dinamico impegno del giornalista Dott. Sergio Di Sciascio, Aldo Moro è stato ricordato con la presentazione del libro di Guido Formigoni, Ordinario di Storia Contemporanea allo IULM di Milano. Moderatore il giornalista Dott. Franco Farias, fresco di pensionamento dopo fecondi anni in RAI, docente di filosofia. Erano presenti, ovviamente, l’Avv. Giorgio Di Carlo, il Prof. Stefano Trinchese, omologo di Formigoni per l’Università abruzzese e le autorità civili di regione, provincia e comune.

Nel folto pubblico, la presenza del Prof. Claudio Palma, Preside per diversi anni del liceo classico “G. D’Annunzio” di Via Venezia, in una fase di passaggio per la storica istituzione di Pescara centrale. Erano anni in cui anche gli studenti facevano politica, soprattutto nei primi mesi dell’anno scolastico, con le occupazioni e le autogestioni, versione roboante dell’assemblea di classe, per i più pigri, l’occasione per marinare la scuola, senza prendere il freddo del filone.

Oggi, rimpiangiamo quella politica, alla vigilia del referendum. Rimpiangiamo Aldo Moro e con lui tutta la classe politica che ha fatto l’Italia dell’era atomica.

SANTINO VERNA