Pubblicato Mercoledì, 16 Novembre 2016
Scritto da Santino Verna

RITROVATO A SPOLTORE NUMERO DI VITA PARROCCHIALE

UN PERIODICO ATRIANO DEGLI ANNI VENTI

Francesco Cipollone ha ritrovato nei locali della chiesa di S. Panfilo a Spoltore, da due mesi affidata al nuovo Parroco Mons. Gino Cilli, un numero del 1924 di “Vita parrocchiale”, il periodico di informazione religiosa, stampato in Atri, diretto dall’Arcidiacono Raffaele Tini.

La presenza a Spoltore, ricorda l’antico territorio di Atri e Penne, diocesi unite “aeque principaliter” (perfetta uguaglianza), situazione praticamente non più esistente in Italia. Esiste la simile soluzione di una diocesi unita “in persona Episcopi”, dove alla vacanza del titolare, la sede può essere configurata con la nomina di un Vescovo proprio. La diocesi di Atri, corrispondeva, all’attuale forania, con i comuni di Atri, Pineto (all’epoca Mutignano) e Silvi, mentre Penne abbracciava tutta l’attuale arcidiocesi di Pescara-Penne, senza la parte a Sud del fiume Pescara comprendente la Cattedrale di S. Cetteo, e le parrocchie della Valle Siciliana, passate nel 1950 a Teramo.

Nel territorio di Penne era la Parrocchia Prepositurale di S. Panfilo in Spoltore, una delle chiese più insigni della diocesi. La vita culturale in Atri era molto fervida negli anni tra le due guerre mondiali, essendo uno dei principali centri della vasta provincia di Teramo, capoluogo mandamentale, sede vescovile e con uno dei pochi teatri della regione.

L’Arcidiacono Raffaele Tini, protagonista della vita culturale cittadina, era nato nel 1875 ed era vicino di casa del suo alter ego, il Canonico Luigi Illuminati. Entrambi di Capo d’Atri, abitavano nella popolosa Via Picena, all’ombra della chiesa di S. Nicola. Una strada fervida di iniziative e tra queste, ricordiamo, la festa per la conclusione della rinnovata pavimentazione, nel 1989. Musica, canti, testimonianze e buona tavola furono gli ingredienti dell’indimenticabile serata. Mons. Tini è ricordato soprattutto per l’istituzione del primo nucleo del Museo Capitolare, sollecitato, nel 1907, dalla visita di Giuseppe Sacconi ad Atri e incoraggiato da Felice Barnabei e Corrado Ricci.

La copertina ha nei medaglioni i patroni delle diocesi: S. Massimo, levita (diacono) e martire e S. Reparata, vergine e martire. Per quest’ultima c’è il busto argenteo (1603), eseguito da Teodosio e Valerio Ronci, argentieri di Atri, custodito nel Museo Capitolare ed esposto in Cattedrale, attualmente, per il triduo e la festa, il lunedì che segue la IIa domenica di Pasqua. Viene portato in processione con le reliquie.

Nei riquadri, le principali chiese delle diocesi, in primis, la Cattedrale di Atri, certamente più artistica di quella di Penne, danneggiata dalla guerra, e utilizzata saltuariamente, con il trasferimento della sede dalla città vestina a Pescara, nel 1949, per volere di Pio XII. Mons. Antonio Iannucci per compensare la perdita, trascorreva un periodo dell’estate a Penne e per la città istituì l’Abate Mitrato, un sacerdote con le insegne vescovili durante le solenni celebrazioni. Il primo riquadro da sinistra, nella parte inferiore, riguarda la badia di S. Clemente a Casauria, monumento artistico di grande spessore, ora nell’arcidiocesi di Pescara-Penne. Un cenobio che per certi versi rappresenta il simbolo dell’Abruzzo, con S. Maria di Collemaggio e il convento michettiano di Francavilla.

Nel diario sacro diocesano, per il mese di giugno, sono riportati i Santi delle diocesi, partendo dall’Addolorata, venerata nell’omonima Basilica dei Colli di Castellammare (od. Pescara Colli), all’epoca del clero diocesano. Si ricorda, ovviamente, S. Zopito, uno dei testimoni della fede vincolato alle tradizioni popolari della regione, soprattutto per il bue.

Il 13 giugno è ricordato S. Antonio di Padova, venerato in tutte le chiese della diocesi, ma soprattutto in Atri, anche prima del ritorno dei figli di S. Francesco, nel 1936. All’inizio del XX sec. avveniva una sfilata con carri trainati dai buoi, con partenza dalla villa comunale, fino a Piazza del popolo (od.duchi d’Acquaviva), in quanto il corteo aveva la strada più larga del paese. La festa fu poi abbinata a S. Rita, complice la Maggiolata, promossa da Antonio Di Jorio, con Don Luigi Illuminati.

Il 23 giugno è riportato il B. Gaspare del Bufalo, nel 1954 proclamato Santo, da Pio XII. S. Gaspare fu apostolo dell’Italia Centrale, infestata da brigantaggio e massoneria. Quest’ultima rimane ancora oggi, in veste certamente più felpata. Nel 1824 il sacerdote romano, canonico di S. Marco, la Basilica di Piazza Venezia, predicò in Atri e si legò alla chiesa di S. Spirito. La dotò del simulacro di S. Francesco Saverio, patrono delle missioni e secondo una tradizione, trasformò la statua di S. Gioachino nel discepolo più illustre di S. Ignazio. L’operazione non fu difficile, perché non c’erano problemi di fisionomia, e bastò cambiare il vestito, con la talare nera, cara a S. Ignazio, la stola verde e il bordone del pellegrino. Il ricordo di S. Gaspare era serbato vivo da molti atriani ora passati all’altra riva, come Antonio Palma e Cesarina Ricci, custodi di S. Spirito per tanti anni.

A Spoltore si potrebbero ritrovare altri numeri del giornalino atriano. Sarebbero perle di abruzzesistica, perché è un viaggio nella fede e nella religiosità popolare, molto viva nel primo Abruzzo Ulteriore.

SANTINO VERNA