Pubblicato Martedì, 01 Novembre 2016
Scritto da Santino Verna

UN AFFETTUOSO ABBRACCIO AUGURALE

ROBERTO MODESTINI COMPIE 90 ANNI

L’8 novembre, memoria del Beato Giovanni Duns Scoto, teologo francescano, compie 90 anni, Roberto Modestini, storico funzionario della Pretura di Atri e della sezione del Tribunale di Teramo. Nato nel 1926, da Raffaele, originario di Villa Ardente, all’epoca comune di Atri, attualmente di Pineto, ed Elisabetta Caposcialli, del rione S. Giovanni di Atri, Roberto appartiene ad una famiglia di cantori.

I fratelli Enrico, Mario e Arturo furono colonne portanti della schola- cantorum “S. Francesco” e fondatori del coro folkloristico “A. Di Jorio”. Il Maestro Enrico, grande tifoso della Juventus, fu anche suggeritore teatrale, Mario, tenore professionista a Milano e Arturo, con la meravigliosa voce tenorile interpretò con rara abilità artistica, “Paese mè”, testo e musica di Antonio Di Jorio e “La canzone de lu grane”, dove il maestro di Atessa, atriano a tutti gli effetti, musicò le parole dell’Avv. Nicola Mattucci. Arturo fu una delle voci più registrate nei concorsi radiofonici abruzzesi. La sorella Giannina, sposò il M°Cav. Glauco Marcone, allievo di Di Jorio e primo direttore in ordine di tempo del coro che ne porta il nome. L’altra sorella, Gaetanina, organizzatrice di gite e pellegrinaggi (gli ultimi, in pieno anno mariano, perché passò all’altra riva prematuramente il 18 maggio 1988), era promotrice della raccolta delle offerte per il pane di S. Antonio, benedetto e distribuito nella chiesa di S. Francesco, ogni anno il 13 giugno.

Anche Roberto è stato cantore, perché dotato di splendida voce, e con i fratelli mosse i primi passi nella schola cantorum, avviata con il ritorno dei figli di S. Francesco in Atri, il 19 marzo 1936. Poco tempo prima Mons. Aurelio Tracanna, organista della Cattedrale, aveva radunato alcuni ragazzi per il canto e il piccolo nucleo costituì la formazione di S. Francesco.

Roberto ha sempre coltivato la passione per la musica d’arte, soprattutto attraverso l’ascolto della lirica e dell’operetta. E’ stata una presenza assidua allo Sferisterio di Macerata, con il “treno della lirica”, uno degli appuntamenti culturali più vibranti del Medio Adriatico. L’organizzazione delle FF.SS. andava incontro anche ai non amanti del melodramma, perché il pacchetto comprendeva un lento viaggio in treno, con la veduta dei paesaggi costieri e collinari dell’Adriatico, una veloce visita nel centro storico di Macerata e la cena fredda in un antico stabile. Negli intervalli degli atti era possibile alzarsi e incontrare l’amico che non rivedevi da tanto tempo e fare il punto della situazione. A notte fonda, si risaliva sul treno, e si attendeva la stazione di Pineto.

Roberto ha vissuto pure la passione calcistica. Era presente il 14 febbraio 1965 allo stadio di S. Benedetto del Tronto, per il derby Ascoli-Samb. In quell’incontro avvenne l’incidente di Roberto Strulli, morto 14 ore dopo nel locale nosocomio. Un episodio che ricorda non poco quello avvenuto allo stadio di Pian di Massiano, con la morte di Renato Curi.

Il 31 ottobre 1959 sposò nella chiesa di S. Agostino, all’epoca procattedrale, la Prof.ssa Lucia Mazziotti, insegnante nella formazione professionale. Hanno avuto tre figlie, Emanuela, Alessandra e Roberta. Il matrimonio ebbe la benedizione di S. Giovanni XXIII, gelosamente custodita nello studio di Vico Troli. Roberto è rimasto sempre affezionato alla chiesa di S. Francesco, dove è tornato festosamente l’ultima volta, il 5 luglio 2008, quando ha accompagnato all’altare la figlia Roberta che si univa a Tommaso Rubeo. Il corteo nuziale muoveva dal vicolo nei pressi di S. Agostino e percorreva il cuore di Atri.

Amante della buona tavola, Roberto ha sempre preparato per gli amici il peperoncino, condimento presente non solo sul desco degli atriani, ma anche davanti alle case. Il “diavulillo” o “lazzaretto”, come viene chiamato, si mette praticamente su tutti i cibi rustici.

Da attento osservatore televisivo, Roberto vorrebbe una maggiore presenza dell’operetta sul piccolo schermo. I canali tematici hanno risolto il problema, con un funzionale palinsesto. Ma la programmazione della TV di Stato attuale, fa rimpiangere quella dei decenni passati, quando i serpari di Cocullo entravano nelle case degli italiani, in prima serata.

E per rimanere nelle tradizioni popolari, Roberto è una storica presenza ai “faugni”. Negli anni ’70, quando la kermesse atriana non godeva certamente ottima salute, fu menzionata in maniera vistosamente periferica in “Totemaje” di Emiliano Giancristofaro. Se il docente frentano fosse venuto in Atri, lasciando anticipatamente il calduccio del letto, si sarebbe servito per entrare nei meandri della tradizione atriana dell’Immacolata Concezione di due guide etnodemologiche: l’indimenticabile Peppino Antonelli, insigne scultore e arca dell’antropologia atriana, e il simpaticissimo Roberto Modestini, a cui auguriamo ogni bene per la cifra tonda, con un affettuoso abbraccio da estendere alla famiglia.

SANTINO VERNA