Pubblicato Mercoledì, 26 Ottobre 2016
Scritto da Santino Verna

UN EVENTO CHE HA SCRITTO LA STORIA

TRENTENNALE DELL’INCONTRO RELIGIOSO DI ASSISI

Dovrebbe rimanere nella menti come una data storica precisa: 27 ottobre, come sono l’11 febbraio, il 25 aprile, il primo maggio, il 20 settembre, il 4 novembre…Cifre che popolano l’odonomastica delle nostre città e ricordano il sacrificio di tanti uomini, conosciuti e anonimi.

Era il 27 ottobre di 30 anni fa, quando S. Giovanni Paolo II, in Assisi, incontrò le religioni di tutto il mondo. Una giornata non per pregare insieme –sarebbe stato sincretismo- ma insieme per pregare. Si era agli sgoccioli dell’era atomica, non sarebbero passati 37 mesi e già era crollato il muro di Berlino. Il 1986 fu dichiarato dall’ONU, anno internazionale della pace.

Per il Papa polacco regnante, era la terza visita nella città del Santo Poverello. La prima, nel 1978, a pochi giorni dall’elezione, perché volle affidare a S. Francesco quello che sarebbe stato uno dei pontificati più lunghi della storia. Da Arcivescovo di Cracovia, si recava spesso nella Chiesa dei Conventuali della città, per la preghiera e la riflessione, e da Sommo Pontefice, volle andare dal Patrono d’Italia. La seconda, nel 1982, per l’VIII centenario della nascita di S. Francesco. Non era stato possibile al Beato Paolo VI una visita in Assisi nel corso del Pontificato, anche se con Papa Montini erano cominciati i viaggi internazionali del Vicario di Cristo.

Il 27 ottobre era un lunedì, giorno che metteva d’accordo tutte le religioni. Se il venerdì è sacro agli islamici, il sabato agli ebrei, la domenica ai cristiani, il lunedì è un giorno neutro. La visita “ad corpus Beati Francisci” fu abbinata all’incontro con la città di Perugia. Felice coincidenza, il 27 ottobre era anche l’anniversario della morte di Don Giovanni Rossi, il fondatore della Pro Civitate Christiana, nelle cui mura avvenivano incontri informali tra credenti e diversamente credenti. Don Rossi era morto proprio un lunedì, e le esequie furono celebrate nell’abbazia di S. Pietro, nei pressi della Basilica di S. Francesco, dove era presente l’antico amico Mons. Loris Francesco Capovilla, già Segretario particolare di S. Giovanni XXIII e all’epoca Arcivescovo-prelato di Loreto, dopo il breve periodo a Chieti-Vasto.

L’evento fu seguito da Rai 3 e Rai 1, rispettivamente la mattina e il pomeriggio. Si è calcolata un’audience di circa mezzo miliardo di persone, anche grazie a televisioni straniere. La prima tappa fu la Basilica di S. Maria degli Angeli, la seconda la Piazza Inferiore di S. Francesco. L’incontro di Assisi è stato il raccolto della semina avvenuta con il Concilio Vaticano II, a partire da S. Giovanni XXIII. Il grande slancio ecumenico ed interreligioso è stato però del Beato Paolo VI, che, giovane sacerdote, approfondì l’ecumenismo anche attraverso la guida spirituale di P. Giulio Bevilacqua. La chiesa della Pace a Brescia, vicino casa Montini e al Santuario delle Grazie, dove Don Battista celebrò la Messa novella nel 1920, divenne un cenacolo di dialogo, una cattedra dei non credenti ante-litteram.

Per Papa Woytila non è stato molto facile l’approccio interconfessionale. Da polacco, ha vissuto una certa difficoltà riguardo il dialogo con gli orientali. Si è detto che S. Giovanni Paolo II ha visitato tutto il mondo tranne Mosca e "tutto il mondo” non è una locuzione convenzionale, perché si riferisce all’entrata in una moschea in Marocco, ai viaggi transoceanici, all’incontro con il rabbino Elio Toaff nella Moschea di Roma, proprio alla vigilia dell’incontro di Assisi. Già per Papa Benedetto era molto più facile il dialogo, per le radici germaniche, territorio dove da mezzo millennio si dialoga tra cattolici e riformati. Per Papa Francesco i passi sono stati ulteriori e la conferma è il V° centenario delle tesi di Lutero.

Nello spirito di Assisi, S. Giovanni Paolo II è tornato altre due volte nella città del Santo Poverello. Nel 1993, durante la guerra nei Balcani, dove di nuovo, era uno scontro di religioni. La Jugoslavia appena finita aveva registrato la coesistenza di cattolici, orientali e islamici, e Costantinopoli aveva ben dialogato con la Mezzaluna per non sottostare a Roma. Stesso problema della Germania, a volte felice di appoggiare i Riformati per non essere suddita del Papa. Era la festa del Battesimo del Signore, e Papa Woytila celebrò la S. Messa nella Basilica Superiore.

Nel 2002, S. Giovanni Paolo II, visibilmente infermo, tornò in Assisi, a quattro mesi dell’attentato delle torri gemelle. Era il 24 gennaio, quindi a conclusione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Nelle visite ad Assisi, va ricordata anche quella del 1998, per confortare le popolazioni umbre e marchigiane, colpite dal terremoto.

Risuonano ancora le parole di S. Giovanni Paolo II, nella storica data di Assisi: “La Chiesa è chiamata a essere il segno efficace e lo strumento di riconciliazione e di pace per la famiglia umana. Malgrado le serie questioni che ancora ci dividono, il nostro presente grado di unità in Cristo è, nondimeno, un segno per il mondo che Gesù Cristo è il Principe della Pace”.

SANTINO VERNA