LA CALDA MEMORIA DEL PASSATO

LA FESTA DI SAN FRANCESCO IN ATRI

Dalla venuta del Santo Poverello di Assisi, Atri respira la sua presenza, a partire dalla chiesa del Patriarca dell’Ordine Serafico. Canonizzato neanche due anni dopo l’incontro con sorella morte, nel 1228, S. Francesco fu subito venerato, in più date nel corso dell’anno, la più importante ovviamente la solennità del 4 ottobre che ci accingiamo a celebrare nella comunione e nella gioia.

Il ritorno dei figli di S. Francesco, nel 1936, comportò grandi celebrazioni per il Patriarca. La festa era preceduta dalla novena, con inizio il 25 settembre. Il giorno della festa, una S. Messa era animata dall’AC, perché il Santo Poverello è anche patrono di quello che fieramente dagli associati è ancora detto “movimento dei movimenti”. Un’altra celebrazione, solenne, era riservata all’Arcidiacono, la cui presidenza era a nome del Vescovo. Il Sindaco offriva l’olio per la lampada, come avviene in Assisi.

L’animazione era affidata alla schola cantorum con l’esecuzione del “Cantico delle Creature”, con testo di S. Francesco e musica di P. Domenico Stella, direttore della Cappella Musicale della Basilica di Assisi. Gli è stata dedicata una via nei pressi del Sacro Convento. Il celebre brano è l’alter ego del “Tota Pulchra” nella solennità dell’Immacolata Concezione, metropoli delle feste conventuali. Il “Cantico di Frate Sole” veniva e viene eseguito anche al di fuori dell’annuale solennità sanfrancescana.

Con la soppressione del convento di S. Francesco (1975), la festa si affievolì, complice l’abolizione del 4 ottobre come giorno di vacanza. E fu complice pure la coincidenza con la festa della Madonna del Rosario, la prima domenica di ottobre. Può cadere infatti tra il primo e il sette, e come l’anno scorso, il quattro. Non avviene in S. Francesco, l’esposizione propriamente detta del simulacro, perché è sempre esposto, non esiste la nicchia, come per S. Antonio.

Con la chiusura temporanea per restauro di S. Francesco, le celebrazioni si sono trasferite in Cattedrale, al cui piviere appartiene la chiesa. Però in Duomo, nel santorale del ciclo di Andrea Delitio, il Santo Poverello è assente. Come è assente S. Domenico. Ma ci sono due figli, rispettivamente S. Bernardino e S. Tommaso. La logica sarebbe stata, S. Bonaventura e S. Tommaso, i due dottori degli Ordini Mendicanti ricordati dal Sommo Poeta nel Paradiso, ma il programma iconografico doveva omaggiare il Santo francescano più famoso del secolo in cui venne dipinto il coro (compilatore del processo di canonizzazione fu un Vescovo di Atri e Penne) e l’Aquinate, non solo perché per parte di madre era di origine abruzzese, ma per fare un elogio pittorico alla vicina Loreto, i cui cittadini ancora per altri secoli sognarono l’autonomia da Penne, in rivalità con Atri.

Nel XVII secolo, S. Francesco ebbe ospitalità nella Cattedrale di Atri, in una sacra conversazione per l’altare Arlini. La facoltosa famiglia, originaria di Pallanza, nel ducato di Milano, passata poi “obtorto collo” al Piemonte, si era stabilita, per motivi di commercio, in Atri e si era dedicata anche alla politica, soprattutto nel XIX secolo. L’altare barocco, in legno dorato, è all’ingresso della navata sinistra e rappresenta la liberazione delle Anime SS. del Purgatorio. Con la SS. Trinità e Maria SS., sono presenti S. Leonardo Abate, S. Gregorio Magno, S. Carlo e S. Francesco. L’altare, sormontato dal biscione visconteo, simbolo di Milano, era dedicato a S. Giacomo Apostolo. E’ l’unico altare barocco della Cattedrale, privato dopo gli ultimi restauri (2004-08) della mensa. Il Santo Poverello indossa un saio marrone scuro, nella foggia cappuccina, tipica della pittura della Riforma Cattolica, come si evince dalla tela, più celebre, di Tanzio da Varallo (1612 ca.) nella Collegiata di S. Remigio in Fara San Martino. La presenza, accanto a S. Carlo, il più famoso Vescovo di Milano insieme a S. Ambrogio, lo ricorda terziario francescano.

La città di Atri è stata presente in Assisi, per l’offerta dell’olio, soprattutto nel 2004, l’ultima volta per l’Abruzzo. Nella Basilica Superiore, celebrò l’Eucarestia l’indimenticabile Arcivescovo Vincenzo D’Addario, domenica 3 ottobre. L’animazione fu affidata al coro “Giovanni D’Onofrio”, diretto dal m° Gian Piero Catelli, con all’organo il m° Lorenzo Fragassi. La formazione corale è erede della schola cantorum “S. Francesco”, perché formata dagli storici componenti. Il servizio liturgico fu prestato dai ministranti provenienti dalle Parrocchie della forania, in particolare dalle due dell’ex-diocesi che portano il nome di Maria SS. Assunta in Cielo. Quella domenica il gruppo atriano sarebbe stato ripreso in diretta dalla TV di Stato, perché le telecamere erano pronte per il giorno seguente, con il Pontificale presieduto da Mons. Carlo Ghidelli, Arcivescovo, ora emerito, di Lanciano- Ortona, con i Vescovi abruzzesi, tra i quali sempre Mons. D’Addario che ora ci guarda dal Paradiso. Cingeva la mitra della Cattedrale di Atri, dono di Mons. Leopoldo Teofili e indossata tante volte da Mons. Antonio Nuzzi, quando veniva in Duomo, non di rado sprovvisto di insegne. Andò in onda, su Rai 1, la S. Messa di S. Giovanni Paolo II. E due ore dopo l’inizio della diretta, la Supplica alla Madonna di Pompei.

Una vetrata di S. Francesco si trova nella chiesa delle clarisse, dove si celebra solennemente la festa del Serafico Padre.

SANTINO VERNA