Pubblicato Giovedì, 22 Settembre 2016
Scritto da Santino Verna

CENTO ANNI FA NASCEVA ALDO MORO

IN ATRI IL SUO ULTIMO DISCORSO PUBBLICO

Il 23 settembre 1916 nasceva a Maglie, Aldo Moro, uno degli statisti italiani più famosi del XX secolo. Uno di quei politici di cui avvertiamo il bisogno, in un momento dove la crisi è più morale che economica. Indro Montanelli lo avrebbe incasellato tra gli statisti, perché gli uomini di governo venuti dopo Moro, sarebbero stati politici nel migliore dei casi. Moro era originario di Ugento, e la famiglia per lavoro si era trasferita nell'altra città del Salento, l'area della Puglia che verso lo statista non nutre una grande simpatia. Infatti, nel gioco delle politiche locali, il Salento voleva staccarsi dalla Puglia, non tanto per ragioni di secessioni, ma per la diversità antropologica e sociologica del resto della regione. Storicamente il Salento apparteneva alla Terra d'Otranto e le altre due aree erano la Capitanata e la Terra di Bari. Ecco perché ancora oggi la Puglia viene chiamata talvolta al plurale, come l'Abruzzo. Sarebbe bastato il voto di Aldo Moro, per far rimanere il Salento annesso alla Puglia. Erano anni però in cui non si immaginava lo sviluppo della Terra d'Otranto, diventata la "Sardegna del Continente". Dopo la maturità classica, Aldo s'iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Bari, quella che oggi porta il suo nome e con ottimo profitto conseguì la laurea. Iniziò subito la carriera universitaria prima a Bari e poi a Roma, e in pari tempo portò avanti l'attività politica. Fu anche un ottimo cristiano, ed entrò nella FUCI, ramo universitario dell'Azione Cattolica, l'unico Movimento menzionato dai documenti del Concilio. Nell'alveo fucino divenne amico dell'allora Mons. Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI, oggi Beato. La spiritualità di Moro fu francescana e domenicana, nel segno dell'unidualità dei fondatori degli Ordini che nel Medioevo riportarono il Vangelo tra la gente, con l'impegno nella società, per la giustizia, il perdono e la pace. In ambito universitario Aldo Moro, aveva conosciuto i domenicani, impegnati sul fronte della cultura e nel 1951 influì su Pio XII per l'assegnazione della Basilica di S. Nicola all'Ordine dei Predicatori. Per tanti secoli, la Basilica era stata retta dai canonici e con la diminuzione del clero, aveva seri problemi pastorali. L'intuizione dello statista fu grande, perché i domenicani ebbero così una presenza significativa nell'Italia Meridionale, anche per il dialogo ecumenico. A Bari Moro rimase sempre legato e una delle ultime apparizioni pubbliche, fu la consacrazione episcopale di Padre Magrassi, Abate di S. Maria della Scala a Noci, insigne liturgista nel sentiero del Concilio, volto noto anche ai profani della teologia celebrata, perché per diverse puntate ha commentato il Vangelo sulla TV di Stato. Aldo Moro sposò nel 1945 Eleonora Chiavarelli di Montemarciano. Ebbero quattro figli: Agnese, Maria Fida, Anna e Giovanni. Fu impegnato negli anni della ricostruzione, come fondatore della DC, erede del Partito Popolare di Don Sturzo, quando incombeva la minaccia stalinista. Lo scudocrociato fu interpretato come la difesa marziale da falce e martello. Moro entrò in sintonia con le varie correnti che pian pianino progredivano nel partito bianco. In sostanza, esistevano due anime: destra e sinistra. Con l'amico Amintore Fanfani fu il promotore di quel centro-sinistra che rispondeva all'invito di Alcide De Gasperi: un partito di centro che muove verso sinistra, ovvero la DC non può essere che progresso e innovazione. Arrivarono gli anni '60 e l'Italia cambiava musica. Era cominciato il boom economico e la paura di quello era oltre la cortina di ferro era forte. Ma occorreva la sinergia con la sinistra e in questo progetto un alleato fu Enrico Berlinguer. L'Italia era il Paese occidentale con il partito comunista più forte e la minaccia era geograficamente vicina, perché a un tiro di schioppo da Trieste c'era la Jugoslavia di Tito, certamente meno minacciosa dell'Albania di Enver Hoxa. In Atri tenne l'ultimo discorso pubblico, il 24 luglio 1977, in Piazza Duomo, nei pressi di una delle storiche sedi cittadine del partito, nei locali di Palazzo Mambelli, edificio settecentesco dove è stata scritta una delle pagine periferiche della Storia del Risorgimento d'Italia. Invitò gli amici e la gente alla nascita di un nuovo senso del dovere, per salvare il Paese. Presidente del Consiglio del Ministri e Presidente della DC, Aldo Moro aveva tutte le carte in regola per divenire Presidente della Repubblica. E infatti un accenno fu fatto con l'insediamento di Sandro Pertini, l'indimenticabile partigiano dalla straordinaria cultura che non disdegnava la partita a carte con gli amici o i giornali per ragazzi, al confino di Ventotene. La storia del rapimento e dell'uccisione dello statista rimane ancora oggi un'enigma. Era il 9 marzo 1978 e divenne l'evento giornalistico dell'anno. Peppe Mori, già capo dell'Ufficio Stampa del Ministro Fernando Tambroni, riprese a fumare nervosamente le sigarette quando seguiva i fatti di Via Fani, prima dell'avventura in Abruzzo, come Capo-Redattore della sede di Pescara. Era quasi omonimo dello statista, e quando arrivò forse qualcuno lo scambiò per Aldo Moro. L'uccisione di Aldo Moro aggravò lo stato di salute di Paolo VI che si rivolse in pianto al Signore per la liberazione del grande amico. Lo fece nella Basilica Lateranense, in una celebrazione "extra Missam", ormai visibilmente sofferente. E tre mesi dopo, alla sera della Trasfigurazione, avrebbe incontrato sorella morte. Atri ha intestato allo statista salentino il viale della periferia Sud, dove sono sorte negli anni diverse case e la sezione DC. Ora il partito bianco non esiste più, è finita l'unità politica dei cattolici, ma è nata l'unità dei cattolici in politica. E' significativo ricordare che il centenario della nascita di Aldo Moro coincide con i 500 anni dell'Utopia dell'altro omonimo, S. Tommaso Moro. Quell'isola non è il cartone animato di Peter Pan o la canzone di Edoardo Bennato o il paese dei balocchi, ma un paese da costruire ogni giorno, in serenità e serietà, per una società più umana e più giusta. Quella società incisa a lettere cubitali nei cuori di Moro, La Pira, Dossetti, Fanfani e Natali e in tanti che hanno creduto nell'incarnazione dei valori evangelici.

SANTINO VERNA