Per 13 anni Vescovo di Teramo-Atri

MONS. ANTONIO NUZZI NELLA PATRIA CELESTE

L’amico Antonio di Boiano mi comunica nel tardo pomeriggio la nascita al Cielo dell’omonimo illustre concittadino. E’ passato all’altra riva, l’Arcivescovo Antonio Nuzzi, mentre rimbombano le notizie delle ferite del terremoto dell’Appennino, lui che ha vissuto la dolorosa pagina del sisma, nella prima sede vescovile assegnatagli da S. Giovanni Paolo II, una diocesi a quattro teste, Conza, S. Angelo dei Lombardi, Nusco e Bisaccia.

La prima volta che parlammo di questo Pastore, non immaginando assolutamente l’ingresso a Teramo-Atri, anche se l’indimenticabile Padre Abele aveva raggiunto a gennaio il limite canonico di età, fu nel settembre 1988, quando a trovare mio nonno, vennero, come facevano ogni anno da Milano, i coniugi Gaetano Cernuto e Velia Sena, rispettivamente originari di Messina e S. Angelo dei Lombardi. Erano commercianti di pregevoli confezioni e conoscevano mio nonno, tramite l’UNUCI, in quanto tenente colonnello.

Il 31 dicembre successivo, data non molto funzionale per la nomina di un Vescovo, il trasferimento di Mons. Nuzzi a Teramo-Atri. Il 4 marzo, vigilia della IVa domenica di Quaresima, quella del Padre misericordioso, l’ingresso nella Cattedrale di Teramo. Contemporaneamente nella Basilica della S. Casa veniva insediato Mons. Pasquale Macchi, già segretario particolare del Beato Paolo VI. La nomina di Mons. Macchi era avvenuta nella precedente festa della Traslazione della S. Casa, perché avrebbe dovuto ricevere la consacrazione episcopale, nella Basilica Vaticana, da S. Giovanni Paolo II.

L’11 marzo, la prima visita solenne ad Atri. Mons. Antonio Nuzzi sarebbe stato il primo Vescovo senza la prassi dell’ingresso, perché questo era avvenuto a Teramo, come detto, non per il capoluogo pretuziano, ma per l’unica Chiesa che è in Teramo-Atri. Questo indignava gli atriani, ma furono largamente compensati dalla bontà e generosità del Vescovo Antonio, sempre presente ai tanti momenti della vita comunitaria, soprattutto accanto agli ammalati e agli anziani.

Mons. Nuzzi era sempre presente al pellegrinaggio dell’Unitalsi a Lourdes, durante il suo episcopato, soprattutto in treno, con la presidenza del Dott. Vittorino Teofili. Era tra i Vescovi italiani più assidui nel Santuario dei Pirenei, insieme a Mons. Vasco Giuseppe Bertelli, Vescovo di Volterra, passato all’altra riva pochi anni fa. In Atri aveva diversi amici infermi e li veniva a trovare, parcheggiando l’utilitaria verde, ancora targata CB, segno dell’affetto per le radici, nei pressi del monastero delle clarisse dove celebrava non soltanto in occasione del Transito di S. Chiara.

Mi fu tanto vicino quando morì mio nonno Santino, il 10 marzo 1995. Presiedette le esequie, due giorni dopo, nel primo pomeriggio, nella chiesa di S. Nicola, dove commentò la luminosa pagina della Trasfigurazione. Lo incontravo spesso e volentieri quando veniva in Atri, in Cattedrale, o negli altri luoghi della diocesi, come il Santuario di S. Gabriele, dove mi recavo con mio padre.

Con Mons. Nuzzi cominciò una corrispondenza epistolare, durante una visita d’istruzione nella Roma barocca, con la solerte guida del docente di lettere, Prof. Rocco Capodiferro. Durante il pranzo al sacco, dove non mancò ovviamente la sosta in Via dei Cestari, raggiunta Piazza Navona, scrissi una cartolina al Vescovo. Ero all’ombra della chiesa di N.S. del Sacro Cuore (retta dai confratelli del magnifico Vescovo Gilla Vincenzo Gremigni) e dell’abitazione romana di Indro Montanelli e Colette Cacciapuoti.

Mons. Nuzzi non mi rispose nella versione cartacea, ma mi abbracciò qualche giorno dopo quando venne in Atri. Gli appuntamenti epistolari divennero tre: Natale, Pasqua e festa di S. Antonio di Padova, l’onomastico che per il sottoscritto non significa soltanto l’invio degli auguri agli amici omonimi di Mons. Nuzzi. Significa una soave, autorevole e forte presenza che ha accompagnato e tuttora accompagna la mia vita di cristiano e di religioso.

Con il Vescovo ho condiviso anche un pellegrinaggio a Lourdes. Avevo da poco concluso la maturità classica e condivisi l’esperienza con Mons. Nuzzi, andandolo a salutare all’ingresso del Santuario. “Il Signore ti darà gioie più grandi della licenza liceale” e in quel pellegrinaggio, in più di una conversazione, si parlava della meta, più lontana, di Fatima. Ho avuto la grazia di esser lì presente, la settimana scorsa, con i neoprofessi della FIMP, per sperimentare la presenza di Maria Santissima, accolta trionfalmente dalle genti lusitane. E devo confessare che Fatima ha lasciato nel mio cuore un segno più grande di Lourdes.

L’ultima lettera con la paterna benedizione di Mons. Nuzzi, l’ho ricevuta come risposta, per gli auguri di S. Antonio, quest’anno. Lo volevo tanto rivedere e speravo di riabbracciarlo, due anni, fa, quando andammo a Castelpetroso per la visita di Papa Francesco. Mi dissero che le condizioni di salute non erano perfette. Ricorderò Mons. Nuzzi, soprattutto per quella frase con il sottofondo del cammino del Gave: “Il Signore ti darà gioie più grandi”. Naturale è pensare al Paradiso, dove ora vive il nostro amato Vescovo con tutti i nostri cari, ma è anche naturale pensare alle scintille di Cielo che possiamo vivere su questo pianeta, come quei pochi giorni appena trascorsi, nei luoghi portoghesi, di Maria Santissima e di S. Antonio.

SANTINO VERNA