Pubblicato Domenica, 21 Agosto 2016
Scritto da Nicola Cerquitelli

LE RAGIONI DEL "NO"

IL DIFFICILE PERCORSO DELLA DEMOCRAZIA

Renzi e il PD dovrebbero sapere che le democrazie si fondano sul “no”. Sui pensieri che spesso vanno in direzione ostinata e contraria. Sul riconoscimento e accettazione di chi la pensa in maniera diversa da noi. L’ antifascismo e i partigiani hanno combattuto per permettere al pensiero negativo di esprimersi, hanno combattuto per quel concetto secondo cui “ non sono d’ accordo con la tua idea, ma darei la mia vita perché tu possa esprimerla”. E, in maniera indecorosa e vile per un partito che si fregia di rappresentare la sinistra, si arriva a negare proprio all’ ANPI il diritto di parola alle feste dell’Unità in merito al referendum costituzionale. Si nega questo diritto a chi ha combattuto e rischiato la vita per concedere a chiunque il diritto di parola e di dire no, ai partigiani che, più di tutti quanti in Italia, hanno meritato la possibilità di esprimersi liberamente. Ricorre proprio in questi giorni l’anniversario della morte di Giacomo Matteotti, l’alfiere dell’antifascismo, il cui corpo martoriato fu ritrovato a Quartarella (località vicino Roma). Nell’immaginario collettivo rimane il martire della libertà, levatosi coraggiosamente contro la nascente dittatura. La solidarietà popolare con la vittima del nascente sistema di potere mussoliniano determinò una grave crisi politica, che per alcuni mesi pareva di poter concludersi e di tornare così ad un sistema democratico. Purtroppo le divisioni dei movimenti antifascisti e soprattutto la complicità di Vittorio Emanuele III con il duce consentirono la riorganizzazione del partito fascista e nel gennaio 1925 la deriva dittatoriale. L’assassino di Matteotti fu il fiorentino Amerigo Dumini. Non era un personaggio di secondo piano ma il protagonista di spedizioni omicide contro i militanti di sinistra, il contrabbandiere di armi, il dirigente della polizia segreta del capo del governo. Legato a doppio filo con Mussolini dal 1919-1945 riceverà da questi denaro, protezione e privilegi. Un documento inedito porta un nuovo tassello nel mosaico del delitto Matteotti. Si tratta di un volantino stampato e distribuito dai fascisti fiorentini per solidarizzare con il loro camerata. Il testo è provocatorio: tramuta la vittima in persecutore e l’assassino in capro espiatorio dell’antifascismo. Questa è la trascrizione del rarissimo reperto, conservato clandestinamente  da Ernesto Rossi (lo ha nascosto nel doppiofondo di un cassettone) e casualmente rinvenuta dopo la sua morte dalla nipote Fiore Pucci: “italiani non dimenticate Amerigo Dumini, mutilato, decorato al valore, combattente dell’intera Grande Guerra, fondatore del fascio fiorentino di Combattimento, squadrista di tutte le nostre travolgenti azioni; è una delle tante vittime di quell’accolita di farabutti che ripaga la nostra generosità con la diffamazione e la morte. G. Matteotti, socialista milionario, neutralista e disfattista, responsabile principale dell’uccisione di Nicola Bonservizi, organizzatore dei più terribili misfatti a carico dei fascisti, falsario e calunniatore; è il degno simbolo dei delinquenti che, annidati nei vari postriboli delle città italiane, proseguono con i quotidiani delitti a calmare l’insoddisfatta sete di ambizioni e di interessi abbeverandosi con il sangue più puro delle nostre giovinezze”. Il volantino è illuminante della mentalità e delle valutazioni dell’ala militante e militare del fascismo, che rivendicava il delitto politico come merito. La verità però è questa: Nicola Bonservizi, fondatore del Fascio di Parigi, era caduto nel marzo 1924 sotto i colpi dell’anarchico Ernesto Bonomini, esule politico che lavorava in Francia come cameriere. Matteotti non aveva nulla a che fare con l’attentato, frutto dell’iniziativa di Bonomini, che si sentiva perseguito dalle camicie nere di Bonservizi. Dopo una parvenza di processo presso il tribunale di Chieti, nel 1926, l’autore del delitto Matteotti, Dumini, viene condannato ad una mitissima pena, inferiore a 6 anni e, di questi,4 amnistiati. Partirà poi verso la Somalia carico di soldi da parte del Duce, a titolo di riconoscenza per averlo tenuto estraneo all’uccisione del deputato socialista. In seguito, nel 1947 fu condannato all’ergastolo per il delitto Matteotti. Sarà amnistiato e successivamente graziato. Prenderà poi la tessera del M.S.I. La strafottenza di Dumini ha il suo culmine quando dichiara: “La mia vita è stata di una modestia e di una onestà esemplari, si trovi una sola persona che abbia subito da me dal 1919 al 1945 un atto di violenza o gesto sleale. Non ho mai fatto del male a nessuna persona, sono al contrario stato felice di fare del bene.” Impressionante l’accumulo di mistificazioni e menzogne, beffandosi della verità e utilizzando a suo vantaggio il benevolo trattamento concessogli dalla democrazia. Matteotti è solo una delle tante vittime del fascismo. Assassinato perché ha detto no alla dittatura e alle violenze nelle elezioni del ‘ 24. Quindi oggi i valori dell’antifascismo? Possibile che Renzi non voglia riconoscere chi non la pensa come lui? Chi dice di “no”? Fino a che punto vuole spingere il suo inappagabile decisionismo e insaziabile leaderismo?  E il sacrificio di Matteotti non insegna nulla? Bianca Berlinguer è stata sollevata dall’ incarico di direttrice del tg3 perché non si è adeguata alla linea del PD sul referendum. L’informazione, che dovrebbe essere libera e pluralista, è ora dominata dagli yes -men: Mario Orfeo, Luca Mazzà, Daria Bignardi… Renzi sta seguendo nei confronti dell’informazione e del movimento della Resistenza lo stesso atteggiamento di Berlusconi, il quale arrivò a boicottare la festa della Liberazione. D’ altronde il loro consigliere politico è lo stesso, Denis Verdini (appassionato collezionista di processi). Sembra proprio che il potere logori chi ce l’ha.

Nicola Cerquitelli