Pubblicato Venerdì, 01 Luglio 2016
Scritto da Nicola Occhiocupo

Lo scorso 18 giugno si è svolta in Atri la cerimonia di intitolazione all’Avv. Saverio Mattucci della Via già denominata Via del Commercio, nella quale egli dimorò e svolse la professione forense. Successivamente la figura dell’Avv. Mattucci è stata ricordata presso la Sala Consiliare di Palazzo Acquaviva con interventi del Sindaco Dott. Gabriele Astolfi, dell’Avv. Lucio Del Paggio, membro del Consiglio Nazionale Forense e del Prof. Nicola Cesare Occhiocupo, professore emerito di Diritto Costituzionale, eletto quattro volte Rettore dell’Università di Parma ( 1989-2000), componente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato dal 2000 al 2007. Riportiamo qui di seguito il testo integrale dell’intervento del Prof. Occhiocupo. (ndr)

SAVERIO MATTUCCI: UNA CONCEZIONE ETICA DELLA POLITICA

I^ Parte – L’ “IDEA” DI UN OSPEDALE DI ECCELLENZA

Sono lieto di essere tra voi per diverse ragioni.

Ad Atri assunse dimensione piena il mio percorso di istruzione, di educazione, di formazione, avviato, a pochi chilometri da qui, a Villa Bozza, antico feudo di Atri. Ad Atri ebbi il privilegio di ricevere il primo reale contatto formativo con l’umanità presente e passata, dopo quello, di dimensione diversa, dei miei genitori, di essere iniziato a coltivare facoltà e attitudini che, nel tempo, in mezzo a molteplici difficoltà, mi hanno portato ad abbracciare lo studio del Diritto Costituzionale, a divenirne docente, ad assumere responsabilità di governo in una delle più antiche Università italiane, Parma, a ricoprire l’ufficio di componente dell’ Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

Da Atri, da questa terra, dai miei genitori, dai miei primi amici, tra cui l’indimenticato Giovanni Verna, ho ricevuto e conservato quei  valori che mi hanno accompagnato nel mare procelloso, ma affascinante della vita, facendomi trovare o ritrovare, a seconda dei momenti, la direzione giusta, con l’aiuto sempre del Signore.

Sono lieto che questo ritorno avvenga in questa giornata della memoria, promossa per ricordare un illustre figlio di questa terra, l’avvocato Saverio Mattucci, il quale mi onorava della sua amicizia. E’ un dovere coltivare il culto della memoria. L’ essere protesi, come dobbiamo essere, verso il futuro nell’era del mondo sempre più globalizzato, come cittadini d’Italia, d’Europa, del mondo, non ci esonera dal ricordare le nostre radici, in cui si fonda la vera  identità di un popolo, di una comunità, grande o piccola che sia. Ci sovviene, a tal proposito, quanto scrive Papa Wojtyla: “Le Nazioni, in maniera analoga agli individui, sono dotate di una memoria storica”. Nondimeno ne sono dotati città e paesi, grandi e piccoli.  La memoria è elemento costitutivo della persona umana e, quindi, della comunità in cui la persona affonda le radici.

Memoria collettiva e memoria individuale, dunque, sono strettamente legate.

Ne è testimonianza anche l’odierna giornata della memoria, promossa dall’Amministrazione Comunale di Atri, ente esponenziale della intera collettività, in ricordo dell’avvocato Saverio Mattucci, la cui vita si è innestata nella comunità atriana in modo indimenticabile. Non c’è problema della collettività di cui egli non si sia preoccupato ed occupato per cercare di risolverlo e/o di trovare soluzione, stimolando la massima cooperazione possibile con esponenti politici ed istituzionali locali, provinciali, regionali, nazionali.

Così, per la riapertura del Liceo Classico, chiuso nel 1952/53, onore e vanto della Città, come ebbe a ripetere in un indirizzo di saluto e di ringraziamento all’onorevole Giuseppe Spataro.

Così, per il problema della Pretura di Atri. Venuto a conoscenza, anche per l’attività professionale svolta, di proposte governative per la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, con la conseguente soppressione delle Preture ed il paventato pericolo per la esistenza della Pretura atriana, egli si preoccupa, con note riservate dell’ormai lontano agosto del 1978 e del settembre 1978, di richiamare l’attenzione di politici del suo partito e dei  giornalisti Giovanni Verna e Remo Finizi sul progetto governativo di legge-delega sulla soppressione di 15 Tribunali e quasi 450 Preture, predisposto dal Ministero di Grazia e Giustizia, come allora si chiamava. Allarmato, egli scrive, tra l’altro: “ E’ un momento che deve far riflettere tutti i responsabili, a qualsiasi livello: noi passeremo e non lasceremo certo un buon ricordo se non ci preoccuperemo fino in fondo, costi quel che costi, delle sorti della Città…..La cittadinanza tutta ci attende a questo varco: se sapremo abilmente sorpassarlo, avremo fatto solo il nostro dovere”.

E’ nel settore della sanità, come è stato ricordato dal Sindaco, che si è sviluppata tuttavia l’azione dell’avvocato Mattucci. Si tratta di un settore che riveste una rilevanza speciale per qualunque persona e per qualunque collettività, dal momento che coinvolge direttamente le persone e le loro famiglie sotto il profilo della salute, valore fondamentale particolarmente sensibile del vivere civile.  Non a caso, esso trova un diretto riconoscimento nella Costituzione repubblicana. Questa, avendo posta la persona umana come soggetto, fondamento, fine dell’ordinamento nuovo, ha  coerentemente statuito un articolo, l’art. 32, che recita: “ La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e come interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato  - continua l’art. 32 – a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

Senza potermi soffermare, per ragioni ovvie, su questo articolo, è sufficiente sottolineare che la Costituzione ha voluto stabilire che la Repubblica, ovvero Comuni, Provincie, Città metropolitane, Regioni, Stato e altri soggetti pubblici sono chiamati a tutelare la salute delle persone, cioè il loro stato di benessere psicofisico, che la Costituzione medesima qualifica come diritto fondamentale, che la  Corte Costituzionale ha definito diritto primario e fondamentale, essendo il presupposto indispensabile ed irrinunciabile di tutti gli altri diritti costituzionalmente garantiti, per la realizzazione del pieno sviluppo della persona umana, di ogni persona umana senza distinzione alcuna.

All’avvocato Saverio Mattucci non erano  certamente sconosciuti l’ispirazione di fondo della Costituzione e l’articolo 32 citato. Ne dovrebbero essere altrettanto consapevoli, detto per inciso, gli esponenti politici odierni nel proporre e nel realizzare riforme nel settore delicato richiamato. E’ un settore dove, peraltro, Atri vanta una lunga tradizione nel periodo medioevale, che vide il sorgere di numerose opere di carità, con varie denominazioni a seconda della patologia da cui il malato era affetto, dovute a donazioni con cui i possidenti intendevano propiziarsi il perdono divino per i peccati commessi, legate a Chiese e monasteri, gestiti in genere da religiosi.

Notizie su cinque centri ospedalieri sono contenute, ad esempio, in uno strumento di conciliazione, rogato ad Atri nel 1286 tra il Vescovo della Diocesi ed il Capitolo di Atri, da una parte, e l’0spedale S.Spirito in Sassia  di Roma e S.Spirito di Atri, dall’altra. Saverio Mattucci era a conoscenza di questa tradizione millenaria e non perdeva occasione di ricordarla con legittimo orgoglio.

Anche con questa consapevolezza e con la conoscenza della Costituzione repubblicana, dunque, egli inizia ad operare il 9 luglio 1958, a seguito della nomina a Vice Commissario Prefettizio dell’Ente ospedaliero e degli Istituti di  ricovero di Atri, di cui il 26 ottobre 1954  era stato nominato Commissario il Prof. Emilio Mattucci, indimenticato ed indimenticabile figlio di questa terra, docente ed anche mio insegnante di materie letterarie nella Scuola Media “ Ariodante Mambelli “, assurto ad incarichi istituzionali di alta responsabilità in qualità di Sindaco, Presidente dell’Amministrazione Provinciale e Presidente  del Consiglio e della Giunta della Regione Abruzzo.

Emilio e Saverio Mattucci, per il rapporto personale e partitico esistente tra loro, operano in perfetta sintonia, pur in mezzo a comprensibili difficoltà, nel risanare i dissestati bilanci finanziari e contabili degli istituti, nel riorganizzarli sotto tutti gli aspetti, nel migliorare i diversi reparti di medicina e di laboratorio di analisi e di ricerche, nel promuoverne di nuovi per soddisfare al meglio i bisogni dei pazienti, nel programmare il futuro, prevedendo, tra l’altro, la realizzazione del nuovo complesso ospedaliero nell’area in cui ancora oggi è ubicato, i cui due imponenti e moderni padiglioni furono inaugurati nel 1979. Un’opera molto impegnativa, per diversi profili, ardita , lungimirante, che Saverio Mattucci sviluppò, specie da quando, il 1° aprile1963, assunse la Presidenza dell’Ente fino alla scadenza dell’ultimo mandato,  nel 1981.

L’obiettivo era ben chiaro nella sua mente, come viene sottolineato in una nota del 1969: “Non è stato creato un ospedale qualunque con criteri standartizzati così frequenti in molti altri centri. L’originalità del nostro ospedale sta nell’aver fatto prevalere criteri di assoluta avanguardia, ponendosi addirittura in gara con le stesse migliori cliniche private d’Italia, tanto da salvaguardare e soddisfare non soltanto esigenze scientifiche e pratiche, ma anche quelle estetiche, dando al nostro istituto un volto senza dubbio umano al fine di offrire ai pazienti,  oltre che la migliore assistenza sanitaria,  anche i conforti che soltanto ambienti dignitosi e ridenti possono dare”. Egli aveva voluto dar vita, ovviamente in collaborazione con il personale medico, infermieristico, tecnico, amministrativo, ausiliario, altamente specializzato e qualificato nelle diverse mansioni ricoperte, ad un nosocomio di eccellenza della sanità italiana per qualità ed efficienza delle prestazioni, per l’elevato grado dei servizi di accoglienza, anche alberghiera, nel pieno rispetto delle disponibilità di bilancio, della trasparenza, della legalità.

Nacque un complesso che, oltre a perseguire le finalità proprie di tutela della salute della gente, e non del profitto, era divenuto un centro proiettato a creare posti di lavoro per centinaia di persone, con beneficio evidente per lo sviluppo e la crescita della persona e dell’intera collettività. Un aspetto che mi sembra debba essere evidenziato a prescindere da ogni altra valutazione.

Nicola Occhiocupo