ATRI E L'AVV. SAVERIO MATTUCCI

UN SUO BUSTO NELL'ATRIO DELL'OSPEDALE

Non sarò io a dirvi chi era  Saverio Mattucci, né quale fosse la sua professione, né la sua esperienza amministrativa, né gli infiniti riconoscimenti ottenuti in campo nazionale e oltre Tevere dalla Santa Sede. Vi dico solo che quando c’era lui l’Ospedale di Atri funzionava e come. Per un ventennio alla guida del San Liberatore l’Avvocato ha fatto conoscere le migliori qualità della struttura ospedaliera a tutta l’Italia  e non solo ai corregionali. Per la professionalità dei medici e infermieri, per la bontà dei pasti preparati nella cucina la cui squisitezza era definita a cinque stelle come nei migliori hotel. La sua fortuna è stata quella di aver trovato sulla sua strada primari come Fanini, De Patre e altri ancora che hanno messo diuturnamente la loro preparazione a disposizione dei malati. Ma per quanto fosse in buona compagnia, la caratteristica principale del Presidente dell’Ente Ospedale era quella di far sentire la su presenza in corsia, nelle cucine, negli uffici e in ogni altro posto del nosocomio, in qualsiasi ora. Di notte in particolare, alle due o alle tre  era sua consuetudine fare  il blitz in ospedale. Verificare personalmente se il pavimento  luccicasse, se i medici di turno fossero svegli e gli infermieri si trovassero al loro posto e non distratti  a guardare la tv . Non amava la ribalta, aveva il terrore della stampa, della tv, della pubblicità. Era il manager che ogni Ente avrebbe voluto avere, pagandolo a peso d’oro. Non rispondeva a nessuno, tantomeno ai politici, da cui, nonostante la sua breve esperienza nella Democrazia Cristiana di Atri di cui era stato anche segretario, prendeva le dovute distanze, abituato ad essere uomo del fare e non del parlare. Pragmatico e pignolo, anche quando vestiva la toga, nell’esercizio forense, preferiva scrivere piuttosto che perdersi in inutili chiacchere. Schivo caratterialmente, ben presente lavorativamente. Doti non comuni che oggi non troviamo da nessuna parte. Non delegava ad altri quello che era suo dovere verificare. Mai una spesa fuori posto, mai un bilancio in disavanzo. Si faceva molto con poco. Una qualità degna di alta managerialità. Il suo obiettivo non erano i numeri che oggi si snocciolano per decantare la buona sanità tagliando reparti e servizi. Nel suo agire c’era al primo posto il malato, la sua condizione disagiata, la sua famiglia. Il passaparola che correva da Pescara ad Ancona  era: all’ospedale di Atri trovi sempre il personale gentile e accogliente. Oggi il Comune ha deciso di intitolare una via all’Avvocato e lo ha fatto a ridosso della sua abitazione e studio legale. Personalmente credo sarebbe stato opportuno farlo nel piazzale antistante l’Ospedale, a memoria dei tanti operatori che hanno lavorato e vi lavorano ancora e a ricordo della sua vicinanza sempre costante e operativa in quella sede. E’ stato scelto diversamente e va bene lo stesso. Allora perché non mettiamo un busto dell’Avvocato nell’atrio del San Liberatore? Puo’ darsi che tale presenza faciliti la sua funzionalità e ricordi agli sprovveduti dei nostri politici regionali  che la storia non si cancella con una leggina . Saverio Mattucci ci ha insegnato ad amare questo Ospedale e i suoi malati, con una carezza che oggi arriva dal cielo.

MARINO SPADA