Pubblicato Venerdì, 27 Maggio 2016
Scritto da Santino Verna

RICORDO DEL CARDINAL CAPOVILLA

OSPITE ILLUSTRE DI ATRI

Tra i più illustri ospiti di Atri nel XX secolo ricordiamo il Card. Loris Francesco Capovilla, segretario particolare di S. Giovanni XXIII, nato al Cielo il 26 maggio, mentre ferveva la preparazione in molti luoghi della solennità del Corpus Domini. A Roma Papa Francesco ha celebrato sul sagrato dell’Arcibasilica Lateranense, prima della processione fino alla Basilica Liberiana.

Ricordo che nei tanti pellegrinaggi a Loreto da bambino, non abbiamo mai incontrato Mons. Capovilla. E’ vero che il pellegrinaggio durava poco, una mattinata o un pomeriggio. Invece, anni dopo, sbirciando la sacrestia, ebbi modo di salutare il successore, Mons. Pasquale Macchi, segretario particolare del Beato Paolo VI. Fu un’intuizione di S. Giovanni Paolo II quella di nominare Don Pasquale immediato successore di Don Loris. Le dimissioni furono anticipate, perché Mons. Capovilla aveva 73 anni e si sarebbe dedicato a tempo pieno, alla memoria del Papa buono e nella festa della Traslazione della Madonna di Loreto fu annunciata la nomina del sacerdote ambrosiano.

I pellegrinaggi a Loreto, durante l’episcopato del Card. Capovilla, erano sempre pieni di gioia. Li sintetizzo con le parole di un altro porporato, il Card. Giacomo Lercaro, quando diceva che a Loreto si sentiva sempre mendicante, con la certezza di non tornare mai a mani vuote a casa. E’ l’intercessione di Maria Santissima che ci rende più vicino il Signore!

Perché Loreto era ed è un pellegrinaggio interamente dedicato alla Madonna. Ed era veramente un giorno di riposo e distensione. Altro che Cuba o le isole della Grecia! Per tornare più stanchi di prima. Da Loreto, anche se si scende sui lidi del Conero, il mare è comunque timbrato dalla lunga appartenenza allo Stato Pontificio. Sembra uscito dalla penna di Giacomo Leopardi.

Due volte venne in forma ufficiale il Card. Capovilla ad Atri: il 18 maggio 1985 e il 29 giugno 1986. Erano anni con poche visite di porporati nella città degli Acquaviva, venne soltanto S. Giovanni Paolo II, prelati stranieri, dalla Chiesa del silenzio soprattutto, giungevano nella Parrocchia di S. Gabriele per il Sacramento della Confermazione, il numero delle processioni si era assottigliato, il centro storico ancora abbastanza popolato. La Cattedrale pullulava di chierichetti, diversi rivendicavano gli anni di servizio come i livelli dell’ufficio postale, la vita culturale sempre fiorente.

Era la vigilia dell’Ascensione quando arrivò la copia della statua della Madonna di Loreto, accolta nei pressi della chiesa di S. Giovanni. Breve la processione, ma fu privilegiata la qualità. Via Card. Cicada è la “via sacra” di Atri, con le chiese dedicate a personaggi del Vangelo: la Madre del Signore, con la Cattedrale, S. Pietro, S. Andrea, S. Giovanni Battista. Lungo quel breve tragitto, risuonavano le litanie lauretane e in Cattedrale Mons. Capovilla celebrò la S. Messa. Era presente accanto a lui Mons. Abele Conigli, l’ultimo Vescovo di Atri prima della fusione con Teramo, amico di Mons. Capovilla.

Erano protagonisti della Chiesa conciliare, quella di S. Giovanni XXIII e del Beato Paolo VI e ora si son ritrovati in Paradiso. Secondo una fonte attendibile, nel 1971 Mons. Capovilla sarebbe dovuto diventare Vescovo di Assisi, per guidare la Pro Civitate Christiana, di pertinenza diocesana, e stava così accanto all’amico Don Giovanni Rossi. Nel progetto del Beato Paolo VI, con le troppe piccole diocesi italiane, frutto di sedimenti storici, Assisi sarebbe stata unita a Foligno e Nocera Umbra. La riuscita non fu totale, perché la città del Santo Poverello fu unita a quest’ultima, mentre Foligno rimase autonoma. Gualdo Tadino fu aggiunta a Nocera ed ecco perché la diocesi a tre teste.

L’altra visita di Mons. Capovilla, nella festa dei SS. Pietro e Paolo del 1986, nel ricordo della visita di S. Giovanni Paolo II. Questa volta non era presente P. Abele. Visitò il Museo Capitolare, accompagnato da Don Bruno Trubiani che aveva voluto il ripristino della mozzetta violacea per le celebrazioni del capitolo. Rimase incantato davanti ai tesori del Museo. Di strada ne aveva fatta tanta, ma ancora si arrivava alla coscienza museale di oggi.

Dopo la S. Messa, alla presenza dell’allora Sindaco di Atri, Rag. Elvio Malvezzi, fu scoperta la lapide in Piazza Duomo, con il ricordo del Papa polacco. Il campanilismo atriano non fa ricordare quell’anno con particolare simpatia, perché fu quello della fusione di Atri con Teramo. Per P. Abele non era un problema, perché la comunione tra le due Chiese esisteva già di fatto.

Il giorno della “soppressione” la Cattedrale era sempre la stessa. Nessuno da quel giorno l’ha chiamata con ossessione “Concattedrale”, ma è rimasta sempre S. Maria. Casa del popolo di Dio, casa dove Dio incontra il suo popolo. E in questa casa vi è entrato Don Loris, felice di aver ritrovato in Cielo Papa Giovanni, il Pontefice custode e promotore di un fondamentale insegnamento: la Chiesa non è un museo da custodire, ma un giardino da lavorare.

SANTINO VERNA