Pubblicato Sabato, 02 Aprile 2016
Scritto da Santino Verna

RICORDO DI BENITO DI MUSCIANO

BARELLIERE DELL'UNITALSI, UNA VITA AL SERVIZIO DEI MALATI

Nel cuore dell’ottava di Pasqua, ha incontrato sorella morte, Benito Di Musciano, storico barelliere della sottosezione Unitalsi di Atri. Era malato da diverso tempo. E’ entrato nella Gerusalemme celeste, mentre tradizionalmente si riaprono, per i pellegrini da tutti i luoghi del mondo, con la Pasqua, le porte del Santuario di Lourdes, quest’anno con una marcia in più, per l’Anno Santo della Misericordia.

Benito era nato nel 1932 e faceva il muratore. Sposò Massimina Riti e hanno avuto due figlie, Anna Maria e Rita, entrambe, come del resto tutta la famiglia, con il legame unitalsiano. La figlia Anna Maria è stata per alcuni anni anche Presidente della sottosezione della città dei calanchi. Raccolse le redini del Dott. Vittorino Teofili, l’indimenticabile Presidente, il cui mandato fu segnato dal Congresso Eucaristico Diocesano nel 1985 con la visita di S. Giovanni Paolo II. L’Unitalsi fu presente in prima linea con l’organizzazione, perché nella Cattedrale di Atri, erano presenti tutti gli infermi della regione Abruzzo, accompagnati dai volontari.

Benito fu solerte barelliere durante la presidenza del Dott. Teofili, nei pellegrinaggi a Lourdes, Loreto e Fatima, indossando la classica giacca bleu, con lo stemma dell’associazione che fa sempre riferimento alla Grotta di Massabielle. Lui e la sua famiglia furono soavemente identificati con il Santuario pirenaico, e questo è un grande vanto. Per molti il pellegrinaggio a Lourdes è stata l’esperienza che vissero i tre discepoli prediletti da Gesù, sul Tabor, e a maggior ragione, con il treno bianco, perché la Grotta di Massabielle non diventa la scarna appendice di un tour europeo. Benito è stato un maestro per i tanti ragazzi che cominciavano l’esperienza dell’Unitalsi, proprio sui treni, perché allora l’aereo aveva una parte molto marginale.

Con l’età non più verdissima e qualche problema cardiaco, Benito lasciò l’attività di barelliere, ma continuò a seguire l’Unitalsi. Incontrarlo per le strade della cittadina, nei momenti della vita ecclesiale e in quelli della quotidianità, era sempre una gioia, perché l’imago brevis di Lourdes. Concepiva l’Unitalsi come un servizio.

Singolare coincidenza, la morte nell’ottava di Pasqua come un’altra storica componente dell’Unitalsi di Atri, Concettina Ferretti. Benito con la sua famiglia e Concettina, insieme a non molti altri della cittadina acquaviviana, hanno all’attivo tantissimi pellegrinaggi a Lourdes. Non solo in quello regionale nella prima metà di agosto, ma anche il nazionale, la fine di settembre.

Benito nell’Unitalsi abruzzese è stato un’istituzione, perché manteneva e coltivava rapporti di amicizia con tutti i membri della famiglia sotto la protezione della Madonna di Lourdes, sacerdoti, religiosi, suore, volontari e quindi medici, barellieri, sorelle d’assistenza e guide, e soprattutto e prima di tutto, gli ammalati a cui prestava assistenza come novello S. Camillo, dalla tempra atletica di autentico atriano e dal buon umore che dispensava sempre.

La Superiora di Nevers, per mettere alla prova Bernadette, le impedì di partecipare alla consacrazione della nuova Basilica di Lourdes. E la suddita rispose, senza scomporsi: “Il Paradiso sarà più bello di Lourdes”. Vogliamo pensare, con gli occhi della fede, a Benito e a tutti i nostri trapassati, cittadini del posto più bello di Lourdes. Tutti i Santuari sono meravigliosi, tutte le chiese che sono nel mondo sono angoli di Cielo, per dirla, parafrasando S. Francesco, ma Lourdes ha qualcosa in più.

Ho avuto la grazia di girare tutta l’Italia, di visitare mezza Europa, da secolare e da religioso, ma Lourdes, e, ovviamente, la modalità migliore del pellegrinaggio, vale a dire il treno bianco o comunque il servizio nell’area santuariale, è la situazione che fa intuire maggiormente il Cielo.

I sanguinosi eventi della Francia, a gennaio e novembre dell’anno scorso, mi hanno in qualche modo riportato con il cuore e la mente alla grotta di Massabielle. Come le ferite di Gesù Risorto che appare agli apostoli. Sono i Vangeli della Pasqua. Ferite da cui non sgorga più sangue, ma luce. E quelle immagini della Francia secolarizzata e laicizzata, inflaccidita dall’abbondanza, segnata dal grido e dal pianto di quanti implorano la giustizia, mi è bastato un centesimo di secondo, per captare quell’angolo dei Pirenei. Vogliamo essere vicini alla famiglia di Benito, segnata dal dolore della scomparsa, con la preghiera e l’affetto. E con amicizia davvero speciale.

SANTINO VERNA