Pubblicato Lunedì, 28 Marzo 2016
Scritto da Santino Verna

Un medico umano e...umanista

RICORDIAMO IL DOTTOR GAETANO LAURI, ATRIANO DI ADOZIONE

Nell’imminenza del Triduo Pasquale ha incontrato sorella morte, il Dottor Gaetano Lauri, medico umanista. La salute era peggiorata da Natale scorso e aveva vissuto con molta sofferenza gli ultimi mesi della vita, nella casa pescarese di Viale Regina Elena.

Nato a Porto S. Giorgio nel 1922, giovanissimo si trasferì con la famiglia a Pineto, dove il papà, maestro Rocco, gestiva un’officina meccanica. Per parte materna era imparentato con l’illustre famiglia Ronci, dove nel XIII secolo era nato Francesco d’Atri, Beato “vox populi” e Abate Generale dell’Ordine Celestiniano. Poiché la famiglia celestiniana si era estinta e la dignità abbaziale non tanto collimava con la mentalità della gente ormai entrata nel vivo del Concilio Vaticano II, divenne “segretario” di S. Pietro Celestino. Nel XVII secolo altri due Ronci, Valerio e Teodosio, realizzarono il busto argenteo di S. Reparata, quando arrivarono, grazie a Paolo V, su richiesta di P. Claudio Acquaviva d’Aragona, le reliquie della vergine di Cesarea, ancora oggi portate in processione per le vie di Atri, dopo la S. Messa nei Secondi Vespri della protettrice.

Nino Lauri trascorse lieti periodi della fanciullezza in Atri, nella casa di Piazza duchi d’Acquaviva e serviva Messa in S. Nicola all’allora Parroco Don Emidio Angelini. Dietro l’altare avveniva la distribuzione dei compiti dei ministranti, provenienti dai popolosi quarti di S. Croce e S. Nicola. Conobbe il maestro Antonio Di Jorio, essendo coetaneo della figlia Pasquina.

Laureato in medicina a Roma, il Dott. Lauri, sposò la Signora Anna Maria Adamoli, di Teramo. Hanno avuto due figli, il Dott. Adriano, gastroenterologo e la Dott.ssa Anna Grazia. E’ stato insigne internista a Pescara, pur non essendo medico di famiglia. Con lui scompare uno degli ultimi medici umanisti, ovvero quei medici che sintetizzano la caratteristica fondamentale della facoltà di medicina e chirurgia: la più scientifica delle umanistiche e la più umanistica delle scientifiche.

Per questo il Dott. Lauri era appassionato di arte, letteratura e classicità, ma anche di motori e aveva come privilegiato interlocutore, il Cav. Ranieri Cervini, di Tossicia, teramano di adozione, lontano pronipote di San Roberto Bellarmino. Con il gruppo degli umanisti pescaresi, capeggiati dal Prof. Giuseppino Mincione, insigne latinista, per tanti anni si recava, nelle domeniche di Avvento e Quaresima, nelle antiche chiese della regione, per le “peregrinationes”, illustrate dalla spiegazione storico-artistica del Prof. Restituto Ciglia. Tra le tappe c’era ovviamente Atri, interessata con la Cattedrale, S. Nicola e S. Giovanni. Quest’ultima era particolarmente cara al dottore, perché ammirava soprattutto la porta, l’unica rimasta del sistema difensivo, sebbene decurtata per consentire il passaggio degli autoveicoli. Il Dott. Lauri rimaneva tanti minuti incantato, perché la porta S. Domenico è l’imago brevis della chiesa magistrale, la più bella dopo la Cattedrale, penalizzata dalla vicinanza al camposanto, dal fatto di essere decentrata, dalla non totale appartenenza ad Atri, ma al catasto di Mutignano. Ad accogliere il gruppo degli amanti della latinità, il Dott. Achille Apicella, titolare dell’omonima farmacia di Piazza duchi d’Acquaviva che aveva stretto amicizia con l’umanista pescarese non solo nel periodo atriano, ma anche durante la professione di informatore scientifico.

Come medico, visitava sempre con attenzione il paziente, cercando sempre il dialogo, come ogni buon dottore umanista. Oggi siamo penalizzati dall’informatizzazione che ha spersonalizzato la conversazione, perché talvolta il medico guarda più lo schermo che il volto dell’infermo, rivelativo di quanto può avere fisicamente e psicologicamente. Diceva che il diabete è la malattia più stupida del mondo, ma può rivelarsi la più terribile, quando il paziente non la tiene a bada. Ecco allora la buona alimentazione, la dieta nel senso vero del termine (e qui una bella lezione etimologica del Dott. Lauri), l’attività fisica e sportiva, con perseveranza e senza fissazioni inutili.

Temeva con la digitalizzazione la scomparsa del libro. Ne era grande difensore, perché anche alle soglie della morte, era un “puer curiosus” come amava definirsi. Faceva parte di diverse associazioni culturali pescaresi ed era stato tra gli organizzatori dell’AVIS. Il personaggio storico che più lo aveva interessato, Leonardo da Vinci, studiato fino in fondo. Era profondo assertore dello studio di latino e greco, propedeutici agli studi accademici, come il suo alter ego Giuseppino Mincione, perché danno la “forma mentis”, la ginnastica mentale per affrontare ogni tipo di studio. Il greco, del resto, rimane la lingua franca della medicina, a dispetto dell’inglese, fondamentale nel terzo millennio cristiano, ma privo dell’universalità e della solennità della lingua di Erodoto.

La morte l’ha colto nel corso della Settimana Santa. Le esequie sono state celebrate nella chiesa di S. Pietro Apostolo in Pescara, sul lungomare, la stessa aula liturgica dove dieci mesi fa furono celebrati i funerali di un altro grande umanista, il Prof. Zopito Di Tillio, docente di latino e greco. Amico in comune del Prof. Zopito e del Dott. Nino, il giornalista e anch’egli umanista, Dott. Franco Farias, promotore della cultura e dell’abruzzesità, da valorizzare non soltanto in chiave formativa e lavorativa, ma per l’umanizzazione della gente di ogni età.

Le spoglie riposano nella cappella di famiglia a Pineto, a pochi kilometri dalla spiaggia di Roseto, dove andava in estate al mare, sebbene dalla sua casa pescarese la spiaggia è a un tiro di schioppo. Voleva tornare alle radici, imbevute di quell’umanesimo di cui è stato uno degli ultimi attori.

SANTINO VERNA