Pubblicato Sabato, 05 Marzo 2016
Scritto da Nicola Cerquitelli

"COSMOPOLITICA": UN CONVEGNO PER PROGETTARE IL FUTURO

"COSA ROSSA", QUALCOSA SI MUOVE A SINISTRA...

Qualcosa si sta muovendo a sinistra. Solo una “ cosa rossa” al momento, eppur si muove. Questo è quanto ho avuto modo di constatare seguendo i lavori di “ cosmopolitica”, la prima assemblea nazionale di Sinistra Italiana, svoltasi al palazzo dei Congressi a Roma. Sono emersi tanti spunti di riflessione; innanzitutto però vorrei spiegare perché penso sia necessaria la costituzione di un soggetto politico autonomo a  sinistra. Partiamo da un momento fondamentale di svolta : l’ elezione a segretario del PD di Matteo Renzi. Da subito è stato chiaro che per lui non era la sinistra la soluzione ai mali del Paese, ma la sinistra era il problema. In questo è stato coerente e ha mantenuto le promesse: abolizione dell’ articolo 18, riforma della scuola pubblica sul modello padronale – aziendale, depenalizzazione della frode fiscale, abolizione della tassa sugli yacht, appoggio delle trivellazioni nel mar Adriatico, riforma costituzionale con rafforzamento dell’ esecutivo a scapito del legislativo … a ciò aggiungiamo l’ endorsement di Marchionne e Davide Serra e la guerra ai sindacati. Alcuni ritengono queste riforme emblema di una “ sinistra moderna”: una sinistra che cambia. Una sinistra che cambia, però,  io sono solito chiamarla destra o , tutt’ al più, spostata verso il centro. Dal PDS siamo passati al PDR, il partito di Renzi, o della nazione, per usare un’ espressione più in voga in questo momento.  Il fatto è che questa litania della “ sinistra moderna” non mi è mai andata giù: nessuno si è mai preoccupato di chiarirne il significato. Stando al vocabolario renziano,  sinistra “moderna”  fa riferimento alla proposta  della terza via lanciata a Firenze nel novembre del 1999 in cui erano presenti Tony Blair, Bill Clinton e Massimo d’ Alema. Da notare che Renzi intende rifarsi ad una formula vecchia e consumata di ben 17 anni fa. Da notare ancora che quella formula è stata spazzata via dalla crisi finanziaria del 2008: lo stesso d’ Alema ha dovuto riconoscere il fallimento di quel progetto politico. Egli spiega come: ” La Terza Via fu pensata in una prospettiva ottimistica della globalizzazione, che si è rivelata fallace. L’eccesso di liberalizzazione ha portato a enormi diseguaglianze sociali, a grave instabilità economica e, in ultima analisi, alla crisi del 2008. La deregulation finanziaria, il “liberi tutti” per banche e speculatori, in America, la fece Clinton, lui stesso lo ha riconosciuto”. L’ evoluzione del cosiddetto “partito della nazione” è stato possibile anche grazie ai tanti voltagabbana saliti sul carro del vincitore. La verità è che in questo PD vedo molta gente disposta a cambiare generali, oggi di un’ idea politica, domani di un’ altra, solo per una questione di arrivismo politico e sincera ruffianaggine. Penso ad Alessandra Moretti, prima portavoce di Bersani, poi fedelissima di Matteo Renzi e umiliata alle elezioni in Veneto. Penso ai “ giovani turchi” folgorati anche loro sulla via di Firenze: Martina ( in precedenza referente di Bersani in Lombardia), Orlando e Orfini, tutti ricompensati con ministeri o importanti incarichi nel partito. Bersani e Speranza dicono che il PD si sta snaturando: in realtà è già snaturato. Di cosa altro hanno bisogno per convincersene? Verdini ha detto che voterà tutti i provvedimenti. Tranne la legge sul conflitto di interessi, naturalmente. Il legame tra Verdini e Berlusconi non è mai stato completamente reciso. L’ opposizione di Berlusconi al governo Renzi sempre  piuttosto melliflua: la stessa Marina Berlusconi ha ammesso che suo padre non può permettersi di stare all’ opposizione per la salute delle sue aziende. La debolissima candidatura di Bertolaso a Roma sembra sia stata escogita appositamente per agevolare la vittoria di Giachetti: d’ altronde sarebbe grave per Renzi perdere nella capitale. Ecco perché l’ opposizione di Forza Italia è solo apparente: le aziende di Berlusconi prima di tutto. Noto anche che quello che questa nuova leva renziana non riesce proprio a scorgere, o fa finta di non vedere, è la dimensione del conflitto. Sono d’ accordo a superare certi termini marxisti come il binomio capitalista-proletario, ma non possiamo non riconoscere come elemento strutturale della nostra società la dicotomia ricchi- poveri. L’ economista Thomas Piketty, nei suoi studi, ha fatto notare come il divario ricchi-poveri stia aumentando sempre di più, le diseguaglianze sono più forti e il capitale concentrato nelle mani di pochi. Esiste una precisa area politica che ha come compito primario rendere più flessibile il mercato del lavoro, detassare le grandi rendite, sfruttare le risorse naturali e ambientali: questa area si chiama destra. E’ nocivo per il gioco democratico il fatto che due partiti politici contrapposti la pensino allo stesso modo sui fattori economico-strutturali della società: viene a mancare l’ elemento del contrappeso, che è fondamentale per lo sviluppo del Paese. Quando ad emergere è il pensiero unico, ecco che i cittadini si sentono poco rappresentati e disertano di conseguenza le urne. Esattamente ciò che sta accadendo in Italia. Non accetto poi il ricatto del “ voto utile” : ho sempre pensato che il potere sia un mezzo per attuare un programma, il quale è il fine di un partito. Altrimenti le elezioni diventano solo un passaggio tra gruppi di potere in rivalità tra loro:questa idea del vincere a tutti i costi, del potere fine a se stesso, non mi convince.  Chiamatemi anche gufo, ma non sono un allocco. Si parla di flessibilità del lavoro, ma, secondo i dati OCSE, il mercato del lavoro è più flessibile in Italia che in Germania e in Francia. Si dice che il nostro sistema di welfare è già abbastanza forte , Renzi continua a sostenere l’ inutilità del reddito minimo e che bisogna concentrarsi sulla creazione di posti di lavoro, piuttosto che sugli aiuti. I numeri descrivono un’ altra realtà: rispetto agli altri grandi Paesi europei, fatta eccezione per il Regno Unito, spendiamo meno per sostenere i cittadini più sfortunati. Per la precisione l’ 1,7 per cento del PIL, superati in classifica da Germania, Francia e Spagna.  Che fare allora? Come ho detto sopra, un nuovo partito, Sinistra Italiana, è in fase di gestazione. Fondamentale sarà trovare un’ armonia tra le varie anime che costituiscono il caleidoscopio delle sinistre in Italia; non è possibile essere divisi in un momento così delicato. Ma soprattutto compito di questo nuovo partito sarà costruire un proprio popolo di riferimento: il popolo dei disoccupati, dei precari, dei giovani cervelli in fuga dal nostro Paese e dei piccoli e medi imprenditori dilaniati dalla crisi economica. Vi è la necessità di un partito fautore di un pensiero non isterico- populista, alla maniera dei cinque stelle, non violento, alla maniera della destra e nemmeno utopistico. Bensì un pensiero critico  che sappia addentrarsi nella conflittualità endemica nella società capitalistica, che sia auspice di un percorso di politicizzazione dei cittadini. Politicizzazione delle masse che ha fatto sempre paura a chi detiene il governo del Paese. La costruzione di questo nuovo soggetto politico è sicuramente laboriosa e complessa. Ma il fatto che Tsipras in Grecia, Pablo Iglesias in Spagna, Corbyn in Inghilterra e Sanders negli U.S.A siano riusciti a rinnovare il campo progressista contaminato fino a quel momento dall’ ideologia neoliberista è di buon auspicio. D’ altronde, se non ora, quando?

Nicola Cerquitelli