Pubblicato Giovedì, 03 Marzo 2016
Scritto da Santino Verna

I SEGNI DI UNA ANTICA DEVOZIONE

LA FESTA DI SAN GIUSEPPE IN ATRI

Inserita nella Quaresima, la festa di S. Giuseppe, padre putativo di Gesù, castissimo sposo di Maria e patrono della Chiesa Universale, è tornata all’attenzione tre anni fa, con l’inizio del ministero petrino di Papa Francesco, cominciato proprio il 19 marzo, sei giorni dopo l’elezione. Nella liturgia il culto di S. Giuseppe arrivò in ritardo, ne furono promotori nel Tardo Medioevo Giovanni Gersone, S. Bernardino da Siena e il B. Bernardino da Feltre. Nel 1621 Gregorio XV, il primo Papa educato in un collegio di Gesuiti, ne rese la festa di precetto. Ne aveva fortificato la devozione da Arcivescovo di Bologna, città con una delle prime chiese della storia dedicate a S. Giuseppe e da titolare di S. Maria in Trasportina. Nel 1741 Benedetto XIV dichiarò il padre davidico del Signore, patrono dell’Ordine Serafico.

In Atri, S. Giuseppe ha un posto privilegiato nel ciclo pittorico del Delitio, avendo per tema, nei pannelli le storie di Gesù e Maria, secondo i Vangeli canonici e apocrifi, e nei lunettoni, gli episodi salienti di S. Gioachino, padre di Maria Santissima. Lo incontriamo quasi rannicchiato nel pannello della Natività, ambientato in un paesaggio abruzzese.

Nome certamente molto diffuso, dei 58 Vescovi di Atri (unita prima a Penne e poi a Teramo), solo tre si chiamavano Giuseppe: Spinucci, De Leone e Morticelli. Quest’ultimo è passato alla storia, perché l’unico Vescovo abruzzese di Atri, nel XX secolo. Ma anche perché ottenne, nel 1901, da Leone XIII, il privilegio dell’indulgenza per la chiesa di S. Spirito (per metonimia S. Rita), rinnovato da S. Giovanni Paolo II su richiesta dell’indimenticabile Arcivescovo Mons. Vincenzo D’Addario.

Luogo della devozione a S. Giuseppe, la chiesa di S. Nicola. Ne custodisce tuttora il simulacro, nella navata del Vangelo, a lato dell’altar maggiore. Nel clima della festa si entrava il 2 febbraio, un tempo Purificazione di Maria, festa con i riflettori puntati su Maria Santissima, quando cominciava l’organizzazione della raccolta dei deputati. La festa consisteva principalmente nelle celebrazioni liturgiche, concluse dalla processione per i dintorni della parrocchia, con l’accompagnamento di una piccola banda. Tra gli organizzatori Michele Celommi, originario di Montepagano e trapiantato nel quarto Capo d’Atri. Le ultime solenni celebrazioni furono presiedute da Mons. Aurelio Tracanna, Arcidiacono e Parroco di S. Nicola, anche se nella veste giuridica di economo spirituale.

La festa, come tante altre in Atri, si affievolì e si spense, complice la soppressione nel 1977, assieme ad altre date segnate in rosso nel calendario, in Italia. La ristrutturazione dei turni delle Quarant’Ore spostò ovviamente l’attenzione alla chiesa interessata. A S. Nicola spettarono venerdì, sabato e domenica Va di Quaresima, l’antica Ia domenica di Passione, non di rado a ridosso della festa di S. Giuseppe. Contemporaneamente le Quarant’Ore riguardavano la chiesa della Cona. Il turno di S. Nicola non ha subito variazioni, perché si trova alla fine del percorso. Nel mezzo, in questi ultimi anni, è stata registrata la chiusura per tanti anni di S. Giovanni (S. Domenico) insieme all’attuale impraticabilità di S. Francesco. La neve ha impedito talvolta l’apertura con l’oratorio della Trinità, e quindi si è partiti direttamente con S. Spirito.

La devozione a S. Giuseppe, a partire dalla fine degli anni ’70 è stata promossa in S. Francesco da Peppino De Gabrielis, custode della chiesa. Acquistò una statua di S. Giuseppe Artigiano e commissionò al poeta e autore di commedie Antonino Anello, il postergale, per la cappella di S. Raffaele Arcangelo che sarebbe diventata di S. Giuseppe. Peppino prese contatti con la Basilica romana di S. Giuseppe al Trionfale e metteva ogni tanto alcune copie della “Santa Crociata” sulla balaustra della cappella dell’Immacolata. Il nome di S. Giuseppe risuonava nell’animazione del Rosario che recitava in S. Francesco, succursale della Cattedrale dal 1975 al 2004, e da quell’anno al 2008 procattedrale, anche se per alcuni mesi, nel 1996, aveva avuto questo ruolo.

Un bambino che abitava nelle vicinanze di S. Francesco, era molto attratto dal simulacro di S. Giuseppe. Lo vedeva con il martello e l’incudine, erano forse quegli attributi che lo attiravano, e non certamente l’impianto barocco dell’interno, i sontuosi altari del transetto di S. Francesco e S. Antonio, il dolorante Crocifisso o il grazioso presepe, oppure i reliquiari parlanti custoditi in sacrestia ed esposti nelle solennità sull’altar maggiore. E quando andava in giro per Atri, era contento di vedere i muratori. Infatti è diventato ingegnere. Non si chiama Giuseppe, ma ha il nome del Santo che in un lontano pomeriggio di agosto, a tanti kilometri da Atri, segnò la mia ora decima.

S. Giuseppe Artigiano è però festeggiato il 1° maggio, per volere di Pio XII che volle cristianizzare la festa dei lavoratori, di matrice socialista. Quest’anno andrebbero ricordati i 125 anni della Rerum novarum, promulgata da Leone XIII, legato ad Atri, perché fu il Papa che canonizzò S. Rita e beatificò, assieme ad altri confratelli, Rodolfo Acquaviva d’Aragona. Il primo maggio è la riproposizione del Patrocinio di S. Giuseppe, festeggiato nel tempo pasquale, nella IIIa domenica dopo Pasqua, trasferita da S. Pio X al mercoledì successivo, per liberare il giorno del Signore, da memorie di devozione. La scelta cadde sul quarto giorno della settimana, in quanto dedicato a S. Giuseppe, il padre che tiene unita la famiglia, come il candeliere centrale del candelabro. Il patrocinio attualmente è inglobato nella solennità, quest’anno il sabato precedente la domenica delle Palme.

Chi si chiama Giuseppe o Giuseppina, festeggia il 19 marzo. In Atri teneva molto all’onomastico il Prof. Pino Zanni Ulisse, storico e archeologo. Nel 2000 scrisse anche un componimento sul padre davidico del Signore e ne mandò alcune copie agli amici. La visita di cortesia ai Giuseppe e alle Giuseppina, è caratterizzato non di rado dall’assaggio e degustazione delle zeppole, un tempo prevalentemente fritte, oggi con la globalizzazione dell’ortoressia, al forno, preparate nei panifici locali. Spesso la visita anticipa e sostituisce quella degli auguri pasquali. E tra i Giuseppe festeggiati, ricordiamo lo scultore e custode di tante memorie atriane, Peppino Antonelli, nato il 19 marzo 1920 e passato all’altra riva nel 2008, il 30 gennaio, vigilia dell’antica festa osservata dalle genti venete, di S. Marco Evangelista.

SANTINO VERNA