Pubblicato Mercoledì, 10 Febbraio 2016

NOEMI DAY

Una bambina nata in emergenza all’Ospedale di Atri

Molti cittadini mi hanno segnalato la sconvolgente storia di Noemi, la bambina nata in tutta emergenza in un Punto Nascita chiuso per decreto, quello del “San Liberatore” di Atri. È una storia a lieto fine, ma è anche una storia che deve suonare la sveglia nelle orecchie di tutti i rappresentanti della classe dirigente della nostra Regione, Luciano D’Alfonso in testa.

Sull’accaduto andrà fatta piena luce nei prossimi giorni, e mi impegno fin da ora a chiedere conto a chi di dovere non per i corridoi della Regione, ma per via ufficiale. Dai resoconti di stampa, comunque, un fatto appare incontestabile: l’Ostetricia del presidio atriano, un reparto che è si è voluto chiudere a tutti i costi interpretando la normativa sanitaria nel senso più restrittivo possibile, che è stato autorevolmente descritto come pleonastico e insicuro, ha dovuto riaprire in tutta fretta per far partorire una cittadina abruzzese, una mamma che si era precedentemente rivolta al “Santo Spirito” di Pescara. E il suo personale ha salvato brillantemente la situazione.

Da parte mia sarebbe facile dire che avevamo ragione quando per più volte abbiamo denunciato a Paolucci e D’Alfonso il pericolo di sovraffollamento del presidio pescarese e l’insufficienza della rete di trasporto d’emergenza. Non ce n’è neanche bisogno, perché questo è sotto gli occhi di tutti. Quando succede un episodio del genere, però, nessuno può sentirsi immune dalla necessità di fare un esame di coscienza. Il mio mi sento di averlo superato: non mi pento nemmeno per un istante di aver combattuto la battaglia in difesa dei Punti Nascita, insieme a Stefania Pezzopane e pochi altri all’interno del mio Partito, guadagnandomi chiara fama di populista e campanilista. L’unico grande rammarico è non averla vinta, questa battaglia: ma su questo condivido la massima parte della responsabilità con chi l’ha combattuta a giorni alterni e di malavoglia.

Da domattina, in ogni caso, ogni amministratore degno di questo nome di cui questa Regione dispone deve porsi come primo obiettivo del proprio mandato che nessuna cittadina abruzzese debba più partorire come la mamma di Noemi, neanche per una contropartita importante come può essere l’ormai mitica uscita dal commissariamento.

Non è mai troppo tardi per riconoscere di avere compiuto un errore. Si faccia chiarezza assoluta su quanto accaduto, su cosa non ha funzionato e su quali rischi si sono corsi. E soprattutto, si faccia in modo che non si debbano correre più: difendere la famiglia vuol dire anche questo.

Luciano Monticelli Pres. IV Commissione Consiliare Regione Abruzzo