Pubblicato Martedì, 09 Febbraio 2016
Scritto da Paolo Pallini

IN MIGLIAIA PER L'ULTIMO SALUTO A DON ENRICO

"UN NOMADE" CHE HA RAGGIUNTO LA SUA META NELLA LUCE SENZA TRAMONTO

Il corteo processionale  sta per avviarsi verso il cimitero. Tra Labari e Gonfaloni, tanta gente in piazza circonda il carro funebre, le campane suonano a distesa, un concerto festoso per accompagnare l'ultimo viaggio di Don Enrico. Un amico mi si avvicina e mi dice: "In sessanta anni non ho mai visto la Cattedrale così piena!".  In migliaia si sono ritrovati per stringere con un abbraccio affettuoso e riconoscente le spoglie mortali di un prete che era riuscito, con discrezione ed umiltà, ad entrare nel cuore di tutti.

Provengono da Casalbordino, Castellalto, Pineto, Silvi, Valle S. Giovanni, Notaresco, Poggio Umbricchio...luoghi che hanno  sperimentato la sua dolcezza, comunità che ha servito con straordinaria passione d'amore.

La celebrazione è solenne e coinvolgente. Presiede il Vescovo Michele Seccia, con lui il Vescovo di Tivoli Mauro Parmeggiani e l'Abate emerito Romano della comunità monastica di Casalbordino. Circa sessanta sacerdoti e monaci concelebrano  sotto le volte maestose del Duomo che mai aveva visto tanti presbiteri insieme per dire grazie ad un loro confratello. Un segno vivo e bello di fraternità e di condivisione del dolore del fratello don Giudo e dei suoi famigliari.

Tanti volti bagnati di lacrime, tante storie custodite nel grembo del cuore, tanti gesti e tante carezze che don Enrico ha saputo donare a coloro che si rivolgevano a lui, soprattutto nei momenti duri della vita, quando  il buio ti avvolge e diventa forte il bisogno di conforto, di consolazione, di aiuto.

Nell'omelia il Vescovo Michele parla di lui come "nomade" sempre alla ricerca di nuovi orizzonti, di nuove esperienze, di un rapporto più intenso e forte con Dio.

Un prete fuori dagli schemi, nutrito di tante devozioni e con uno sguardo che andava oltre, che immaginava e cercava nuovi orizzonti, nuovi e più radicali spazi di contemplazione per vivere l'affascinante avventura della fede.

Un uomo profondamente libero, imprevedibile, discreto, in fuga dalle abitudini e da se stesso, sospinto sempre dal vento dello Spirito che soffia dove vuole e quando vuole.

In prima fila, con le loro fasce tricolori, i Sindaci di Atri, Pineto, Casalbordino, Castellalto. Anche le autorità civili hanno sentito il bisogno di esserci, perchè hanno colto e raccolto i segni lasciati dalla presenza di Don Enrico  nelle loro comunità.

"Sono quì per dirgli grazie", sono venuta perchè ha dato una svolta alla mia vita", "non potevo mancare: ha fatto tanto per me": sono le espressioni che salgono dal cuore e fioriscono sulle labbra bagnate di tristezza.

Al termine della liturgia toccante e commovente la testimonianza del Vescovo Mauro. Racconta dei suoi primi incontri avuti con lui, da giovane studente a Teramo. Alcuni amici gli suggeriscono di andare a trovare quel prete straordinario. E nasce un rapporto, un'amicizia.  Scopre una guida che lo accompagnerà verso la scelta sacerdotale.

"Se sono sacerdote lo devo a lui": il tono di voce si incrina nella emozione che dilaga tra i fedeli e tocca il cuore di tutti.

Sfoglia l'album dei ricordi e ci consegna un episodio che ha il sapore dei fioretti  Sono gli anni della sua giovinezza, una gita raccoglie tanti amici attorno a Don Enrico. Incontrano un povero che tende la mano sul ciglio della strada. Lui si ferma, lo guarda, gli sorride, prende il portafoglio e gli consegna non una veloce offerta, ma tutto quello che ha.... In quel gesto, semplice e immediato, c'è tutto il suo cuore.

Il corteo funebre, scandito dalla recita del Rosario, raggiunge il cimitero. Scendono le prime ombre della sera, ci si avvia verso la Cappella del Canonici per la tumulazione tra canti e preghiere. Il loculo è sopra quello dove riposa Don Giuseppe, due preti atriani che si ritrovano insieme nel sonno eterno.

Una ragazza di Casalbordino mi dice: "Avremmo voluto averlo con noi!".  Certamente, rispondo, avete con voi il palpito del suo grande cuore!

La notte avanza, ma c'è tanta luce sui volti illuminati dalla certezza di avere un amico in più in cielo, un apostolo della Misericordia che ha  raccontato a tutti la tenerezza di Dio.

Gli ultimi calorosi abbracci a Don Guido, alle sorelle Maria e Donnina.

La nostra città, nella armonia della fraternità con altre comunità, ha salutato uno dei suoi figli più cari che ha saputo far crescere quella silenziosa "foresta del bene" che ci invita a sperare in un futuro migliore.

Paolo Pallini