LA SUA MEMORIA RIMANE IN BENEDIZIONE

PADRE OLINDO BALDASSA E LE PEREGRINAZIONI ANTONIANE IN ABRUZZO

Il 31 gennaio passava all’altra riva, dopo lunga sofferenza, P. Olindo Baldassa, promotore delle peregrinazioni con le reliquie di S. Antonio di Padova, in tutto il mondo. Francescano colto e affabile, con lui se ne va una parte fondamentale della provincia italiana di S. Antonio.

Nato a Resana (TV) nel 1934, entrò per frequentare la prima media nel seminario minore di Camposampiero e, nell’allora provincia patavina, compì la formazione religiosa e sacerdotale, perfezionata a Roma. Nel 1952 emise la professione temporanea, quattro anni dopo, nella Solennità di S. Francesco, i voti perpetui. Tra i compagni di formazione nella capitale, P. Enrico Cipollone, Parroco per 15 anni di S. Maria Assunta in Silvi Marina e unico Vicario-Foraneo religioso di Atri.

P. Olindo fu ordinato presbitero nel 1959, da Mons. Roberto Ronca, Arcivescovo, già Prelato del Santuario di Pompei, nella chiesa romana di N.S. del Sacro Cuore, in Piazza Navona. Celebrò una delle prime Messe all’altare di S. Pio X nella Basilica Vaticana, per sottolineare il legame con il suo quasi concittadino, sempre legato alla città di Padova, il cui seminario lo vide alunno. Rimase a Roma fino al 1964, presso il convento dei SS. Pietro e Paolo all’EUR, in quel periodo affidata ai frati patavini. Rientrato nell’Italia Settentrionale ebbe diversi incarichi nella formazione e nel governo della provincia.

Nel 1967 fu nominato Parroco di S. Francesco in Trieste, negli anni in cui il “dirimpettaio” era Josip Broz, il realizzatore della Jugoslavia. Ancora era siglato il trattato di Osimo, e la situazione tra Italia e Balcani era piuttosto difficile, persino per gli studenti alle prese con la storia dell’Europa Orientale. La diocesi dove operò P. Olindo era di Trieste e Capodistria e la separazione avvenne dopo Osimo.

Nel 1976 fu destinato a Brescia, presso il convento di S. Francesco, dove vivrà la seconda giovinezza. Ma il periodo più intenso comincia nel 1982 quando la sua comunità diviene la Basilica del Santo in Padova. E incontra l’ultima grande impresa artistica del tempio, l’affresco sulla controfacciata di Pietro Annigoni. P. Olindo parteciperà alle esequie del pittore fiorentino, non molto apprezzato nell’agone della storia dell’arte, ritenuto forse un po’ salottiero, ma di grande abilità e padronanza del pennello.

Nel 1991 diviene Rettore della Basilica del Santo. Tra i confratelli in quella grande comunità, sede di noviziato, c’e’ anche P. Fulgenzio Campello, la cui memoria resta in benedizione. L’inizio del ministero è segnato dal furto del mento, ritrovato nell’imminenza del Natale. P. Olindo volle il suono delle campane per le reliquie tornate a casa. Ma il momento più eclatante del servizio di Rettore è l’VIII centenario della nascita del Taumaturgo di Lisbona, avvenuto secondo la tradizione il 15 agosto 1195. In questa veste accolse l’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Card. Joseph Ratzinger, dieci anni dopo Sommo Pontefice con il nome di Benedetto XVI.

P. Olindo ha promosso con dinamismo ed entusiasmo le peregrinazioni antoniane. Tra il 1994 e il 1995 la “massa corporis” di S. Antonio arrivò in Abruzzo, non solo nelle chiese dei Frati Minori Conventuali, ma anche in altri luoghi che ne facevano richiesta. Le reliquie entrarono negli ospedali, nelle carceri e nelle piazze e la gente accolse il trofeo con grande commozione.

La diocesi di Teramo-Atri ebbe la presenza del Santo, con il coordinamento di P. Olindo, in sinergia con P. Egidio Canil, attuale Guardiano del Collegio Missionario Teologico di Assisi, nel Santuario della Madonna dello Splendore a Giulianova e in quello della Madonna delle Grazie a Teramo. La città italiana che forma un nesso inscindibile con l’azione antoniana di P. Olindo è Rieti, dove si recava ogni anno, in giugno, a rappresentare la Basilica del Santo. A Rieti, infatti, nel 1232 era stata programmata la canonizzazione di S. Antonio, ma poi per motivi inerenti i domini papali, fu trasferita a Spoleto, una delle città dello Stato Pontificio deputate ad ospitare il Papa con la sua corte. I reatini rimasero male, e ogni anno organizzarono una grande festa per il Santo dei miracoli.

Gli atriani ebbero modo di toccare le reliquie e compiere la venerazione del Santo, nei luoghi della diocesi, nella chiesa di S. Antonio a Pescara, sede della Curia Provinciale, e nell’omonima chiesa in Città S. Angelo, nel caldo solleone del 1995.

Nel 1997 P. Olindo concluse il mandato al Santo e fu destinato al convento di S. Francesco in Treviso. Gli subentrò a Padova, P. Domenico Carminati. Con il capitolo provinciale del 2005, quello dell’elezione di P. Marco Tasca Ministro Provinciale, P. Olindo tornò nuovamente a Brescia, divenendone Vicario. In comunità con lui c’era un altro ex-Rettore del Santo, P. Tommaso Cappelletto, chiamato anche lui al premio eterno, quattro anni fa. Si dedicò all’OFS, alle altre iniziative pastorali di S. Francesco e al culto di Fra Giacomo Bulgaro, il religioso calzolaio di Corticelle Pieve, vocazione adulta, tumulato nella chiesa dei Conventuali in Brescia, nei pressi dell’altar maggiore.

Ormai malato, P. Olindo ha servito fino alla morte la comunità di Brescia, con la celebrazione eucaristica, il ministero della Riconciliazione, lo studio, l’accoglienza dei fedeli, in una città multietnica e dispersiva, come è quella delle radici del Beato Paolo VI.

La sua memoria rimane in benedizione. L’opera antoniana è proseguita da P. Luciano Marini, della comunità dell’Arcella in Padova. E sarebbe meraviglioso una missione antoniana nella città di Atri, dove il Santo di Lisbona, intercedette nel 1944, per la fine dell’ultimo conflitto. E in quel giorno la città dei calanchi esplose di gioia. E il giorno dell’arrivo chi ha avuto la grazia di conoscere P. Olindo lo ricorderà con affetto e riconoscenza, come un autentico discepolo di S. Francesco e un profondo confratello di S. Antonio.

SANTINO VERNA