Pubblicato Giovedì, 21 Gennaio 2016
Scritto da Alfio Carta

ULTIMO ATTO DELL’EUROSUICIDIO

L’assalto alle nostre donne

Impadronirsi  delle donne del nemico è stato sempre, in tutta la storia della specie umana, il segno ed il simbolo della vittoria finale.  “Né dei Teucri il rio dolor  -  esclama Ettore di fronte alla disfatta - né quello di Ecuba stessa, né del padre antico, né dei fratei, che  molti e valorosi sotto il ferro nemico della polve cadran distesi,  non mi accora, o donna,  si di questi il dolor, quanto il crudel tuo destino, se fia qualche Acheo, del sangue ancor dei tuoi lordo l’usbergo, lacrimosa ti tragga in servitude, ma pria terra mi ricopra, ch’io di te schiava i lai pietosi intenda“ (Iliade lib.VI  590 e segg.). Non è diversa da quella dell’Iliade, anche se senza parole, la disperazione espressa dalla statua del Trace che si consegna ai vincitori romani portando sul braccio la propria donna dopo averla uccisa.

Non può non essere  così perché, al di là di qualsiasi differenza di epoca, di religione, di cultura,  la donna è un  “valore“ percepito da tutti i maschi come tale, il primo segno, la prima  “moneta”, e al tempo stesso la riserva d’oro su cui viene garantita  reciprocamente  fra i gruppi la sostanza della loro parola, la sua verità.  “Tu dai una donna a me, io do una donna a te“ come dice con assoluta precisione, Claude Lèvi-Strauss nel saggio delle strutture elementari della parentela. Con il  divieto dell’incesto e scambiandosi le donne  fra un gruppo e l’altro i maschi stabiliscono i confini della propria identità, riconoscono le discendenze biologiche, razziali, tribali, familiari.  Sono le leggi della natura che guidano la specie umana come, come ogni altra specie, verso il mantenimento  e la prosecuzione della specie stessa.

Ma nell’Uomo questo compito passa attraverso gli istituti sociali dettati di volta in volta dalle diverse creazioni dovute all’istinto, alla razionalità, alla capacità logica, alla memoria, agli affetti. Il divieto dell’incesto, per esempio, che è esistito ed esiste ovunque,  è sicuramente istintuale prima che giuridico, ma nell’Uomo nulla è mai soltanto istintuale perché si cercano e si trovano sempre spiegazioni di tipo mitico, magico, sacrale, senza ricorrere ai dati di fatto che pure tutti i popoli conoscono, ossia alle gravi malformazioni e alle malattie dovute alla procreazione fra stretti parenti.

Oggi, però, nell’Occidente europeo, tutto l’impianto significativo cui ho accennato è stato negato da quei pochi ma fortissimi detentori del potere che, alla fine della seconda guerra mondiale, hanno deciso la distruzione degli Stati nazionali e il mescolamento dei popoli, in apparenza per costruire una Europa unita in cui non ci fossero più guerre, in realtà, invece avendo come meta l’assimilazione  e l’eguaglianza di tutti i popoli, di tutte le strutture sociali, di tutte  le religioni, per stabilire così il passo fondamentale per giungere a un governo mondiale. Non si tratta di ipotesi, ma di dati di fatto. Sembrava allora l’unico ideale veramente tale e che la mondializzazione non fosse difficile da realizzare. Un errore di valutazione della  realtà che appare oggi quasi incredibile. Dal 1957 del progetto sono passati molti anni ma gli Stati Uniti d’Europa hanno continuato ad esistere soltanto sulla carta, nelle illusioni dei politici e nella miriade di istituti e di poltrone create appositamente, come il parlamento europeo, per ingannare i popoli.   L’Europa non progredisce agli occhi di nessuno, il suo potere politico è quasi nullo malgrado le immense ricchezze profuse a tale scopo, malgrado l’imposizione di una moneta unica, malgrado le regole e le norme imposte da Bruxelles per far diventare uguali, se non gli uomini, almeno le zucchine, la curvatura delle banane, i recinti per le galline e, al colmo del grottesco, anche i sedili dei mezzi  di trasporto pubblico cui i tedeschi si sono opposti perché  “i loro sederi sono più grossi“. L’Europa vuole manovrare le leve dell’economia come arma di pressione e di ricatto:  dallo spread al “bal in“, strane parole in grado di mettere in ginocchio, a comando, qualsiasi paese. Danno l’impressione di comportarsi da padroni del nostro governo.

Sì, l’unione europea non progredisce. È in base a questa amara constatazione che è partito l’ordine di dare il via al programma di distruzione della civiltà europea per mezzo dell’invasione di popoli totalmente diversi: africani e mediorientali. Un programma che faceva parte del progetto fin dall’inizio, ma che i politici di Bruxelles ritenevano di poter mettere in atto “con le buone“, inculcando per anni il dovere e la bellezza dell’accoglienza, predicato  anche  da Papi e da Vescovi,    (d’altra parte il Papa è la rappresentazione vivente della Misericordia e con i suoi discorsi e in piena e genuina convinzione non ha modo comportarsi diversamente) da giornalisti e da innumerevoli trasmissioni televisive, senza mai alludere alle differenze fisiche, psicologiche, culturali, religiose, dei milioni di immigrati, differenze che anzi la Merkel ha perfino negato affermando che i musulmani sono della stessa nostra cultura. Mentiva spudoratamente, è chiaro: in Germania esistono già da molti anni i tribunali islamici per gli immigrati, riservati alla gestione della giustizia secondo le leggi coraniche e tanto basta per affermare che appartengono ad un’altra cultura.  Non è questione di destra o  di sinistra; quello che conta è il buon senso. Bisogna capire i meccanismi politici, etici ed  economici che regolano i rapporti tra Islam ed Europa per proporre soluzioni al disastro in cui ci siamo cacciati. Disastro che traspare nitidamente nella pervicace  illusione che si possa integrare pacificamente un’ampia comunità musulmana, fedele ad un monoteismo teocratico che non accetta di distinguere il potere  politico da quello religioso, con la società occidentale democratica. Le società libere, come l’Occidente, sono fondate sulla democrazia, cioè sulla sovranità popolare. L’Islam invece si fonda sulla sovranità di Allah. E se i musulmani pretendono di applicare tale principio nei Paesi occidentali il conflitto è inevitabile.  Dal  630 d.C. in avanti la Storia non ricorda casi in cui l’ integrazione di islamici all’interno di società non islamiche sia riuscita. Si pensi all’India o all’Indonesia. Se invece l’immigrato arriva da noi e continua ad accettare tale principio ed a rifiutare i nostri valori etico-politici significa che non potrà mai integrarsi. Il multiculturalismo non esiste. Pensiamoci bene: i cinesi continuano ad essere cinesi anche dopo duemila anni e convivono tranquillamente  con le loro tradizioni e usanze nelle nostre città. Così gli Ebrei. Ma i musulmani no. Nel privato possono e devono continuare a professare la propria religione, ma politicamente devono accettare la nostra regola della sovranità popolare, altrimenti sarebbe problematica la convivenza. Il multiculturalismo è fallito, i flussi immigratori dai Paesi musulmani sono insostenibili, l’Islam non può integrarsi con l’Europa democratica. Gira qualche voce secondo la quale la colpa è sempre dell’Occidente. Lo so anch’io che l’Inquisizione è stata un orrore. Ma quella fase di fanatismo l’Occidente l’ha superata da secoli. L’Islam  no. L’Islam non ha capacità di evoluzione. È e sarà sempre ciò che era dieci secoli fa.  È un mondo immobile, che non è mai entrato nella società industriale. Neppure i paesi più ricchi, come l’Arabia Saudita. Hanno il petrolio e tantissimi soldi, ma non fabbricano nulla, acquistano da fuori qualsiasi prodotto finito. Il simbolo della loro civiltà, infatti, non è l’industria, ma il mercato, il suq.  Se c’è rispetto reciproco  e la volontà di convivere, allora  sì.  Altrimenti non è un arricchimento, è una guerra. Guerra dove l’arma più potente è quella demografica, tutta a loro favore.

L’Europa di Bruxelles con 28 Paesi e 28 lingue diverse è un’entità morta. Un’Europa che vuole estendersi fino all’Ucraina…Ridicolo. Non sa neanche difendersi dal fanatismo islamico. Ma la Merkel, che è stata una delle protagoniste assolute della scena europea dell’immigrazione, in realtà è stata usata fin dall’inizio dai costruttori della  UE per coprire, realizzandoli, i loro scopi. Naturalmente alla Merkel, quasi sentendosi avvolta da un’aura mitica che poteva dischiudere giardini di letizie,  è piaciuto  questo ruolo di capo dell’Europa, sia pure molto criticato tanto per la gestione economica e finanziaria indirizzata al rigore della spesa quanto per l’eccessiva permissività nei confronti dell’invasione immigratoria. Ma non è stata mai lei a comandare in quanto ha soltanto eseguito, coprendoli, i voleri dei banchieri e dei mondialisti provenienti da Bruxelles. E adesso si trova a fare da capro espiatorio, priva anche del cicaleccio mediatico esornativo che l’accompagnava. È di pochi giorni fa la presa di posizione del sociologo Luca Ricolfi, sul Sole 24 ore, secondo cui la lettura fin qui data dei problemi posti dall’ondata migratoria e dalla tragedia dei profughi era largamente buonista, e le parole d’ordine di politici,  media,  intellettuali erano prodigiosamente sincronizzati sul pensiero unico dell’apertura: accoglienza, solidarietà, aiuto, tolleranza, integrazione, diritti umani. Oggi non più. Oggi, scrive il sociologo, finalmente si può dire la verità: cioè che la difesa delle minoranze non è un totem intoccabile. Era ora! Ed anche nel discorso di fine anno il Presidente della Repubblica Mattarella, con tono tutt’altro che buonista ha esplicitamente detto  “chi è in Italia deve rispettare le leggi e la  cultura del nostro Paese“.

Quello che è successo la notte di capodanno a Colonia  è semplicemente il risultato ultimo di tutto questo. L’Europa non è riuscita a raggiungere i suoi scopi? Gli Stati nazionali sono ancora qui, ognuno con la propria lingua, la propria letteratura, la propria musica? Il cristianesimo resiste malgrado i colpi di piccone dati dagli scandali dei preti e la presenza di un  Papa che non smette mai di esortare all’accoglienza? L’enormità dell’invasione immigratoria non è stata sufficiente a far crollare le istituzioni politiche, a mettere in pericolo il sistema democratico? Di fronte a tutti questi fallimenti possiamo supporre, anche se non ci sono le prove, che siano state le autorità di Bruxelles a voler dare un’accelerazione definitiva alla distruzione della civiltà europea. Con una trovata geniale è stato dato il via all’arma primordiale, quella che tutti i maschi hanno sempre adoperato sul nemico vinto: il possesso delle donne. Maometto e i suoi compagni rapinavano, stupravano in un contesto bellico, ad onor del vero mai a freddo, dopo aver conquistato un villaggio o un paese. 

A Colonia, invece, (dove l’assalto era organizzato, su questo non ci sono dubbi ), in una libera piazza di un giorno di festa come il capodanno, gli immigrati africani  hanno finalmente dichiarato  a se stessi e agli europei di essere ormai i padroni, sottomettendone le donne alle loro voglie. I particolari, poi, dimostrano  l’assoluto disprezzo che i musulmani nutrono verso le donne europee perfino nel farne il proprio oggetto sessuale: palpeggiamenti del seno, dita infilate nei pantaloni,  gesti, “scherzi”, riservati alle prostitute nelle bettole di periferia.  Le reazioni delle nostre istituzioni sono state quasi inesistenti. Non si è sentita la voce né del Papa né dei capi di governo, tutti sempre schierati dalla parte degli immigrati e soprattutto dei musulmani. Anche le donne hanno parlato poco e comunque senza l’aggressività che un simile episodio avrebbe dovuto suscitare. Dei  “maschi“  poi non si sa che dire: il lungo trattamento cui  vengono sottoposti  inibendo qualsiasi  comportamento non “politicamente corretto“ e quasi incitandoli alla omosessualità, sembra ormai averli ridotti a ombre,  a simulacri della mascolinità. Insomma la nostra società ha perso l’identità e la forza che proviene soltanto da una forte identità. Ma questo non ha portato a quello che i mondialisti credevano che sarebbe avvenuto: una più facile integrazione e omologazione degli immigrati. È stata indebolita la cultura europea, ma nessun musulmano abbandona la propria religione in quanto questa è anche la sua cultura. Le culture muoiono, ma non si integrano. E come potrebbero integrarsi, visto che sono costruite su un sistema logico di significati?  L’Italia, l’Europa, pian piano tutti stanno accorgendosi che l’immigrazione non è un pranzo di gala, ma una maledetta storia di lacrime, sangue e fango. Nel giro di  pochi mesi il Vecchio Continente ha capito a sue spese che quella cosa chiamata accoglienza, senza se e senza ma, si è trasformata in un incubo, in problema  della cui soluzione tranquilla, politica e diplomatica io dubito. Senza contare il rischio che le giovani generazioni, siano prede facili del richiamo delle sirene dell’Isis. Ben venga Il preannunciato pacchetto di misure per combattere la radicalizzazione islamica. Ogni iniziativa seria, fattuale, di tutte le forze politiche, senza distinzioni, e che rispetti i diritti umani preservando la nostra civiltà, sarà bene accetta!

Alfio Carta