Pubblicato Mercoledì, 11 Novembre 2015
Scritto da Nicola Dell'Arena

LAUDATO SI

2 Parte

L’appello e la speranza del Papa

L’Enciclica comincia, vedi il paragrafo 2, con la seguente constatazione “Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla.” Essa comincia con una frase fortissima e con un linguaggio duro ed insolito per tutti i documenti della Chiesa.

Dal libro della Genesi abbiamo appreso che la terra ci è stata affidata da Dio per goderla e viverla con tutti i suoi frutti e tutte le sue creature. Dio ha creato il mondo e ha messo sulla terra frutti sufficienti per la vita dell’uomo e degli altri esseri. Se l’uomo consuma più di quanto gli é dovuto lo toglie agli altri esseri. Se l’uomo consuma di più con metodi inadatti  e distruttivi gli effetti si ripercuotono sugli altri esseri e sugli stessi uomini di una altra parte del mondo. L’Enciclica ci ricorda che ogni azione o passo fatto dall’uomo, positivo o negativo che sia, si ripercuote sulla vita degli altri essere.

Il Papa ci ricorda che la disposizione di Dio non ci autorizza a distruggere la terra anzi siamo chiamati a conservarla e mantenerla per le future  generazioni. A seguito della constatazione che la terra soffre il Papa la mette “fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra”.

Nei tre paragrafi 13, 14 e 15 il Papa lancia un appello. Nel 13 riporta “la sfida urgente  di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare”. Secondo il Papa si tratta di una sfida da combattere e da vincere la quale è urgente, non più rinviabile e da combattere tutti uniti. Lo sviluppo sostenibile è apparso  nel mondo scientifico a partire dagli anni 80 ed è stato consacrato definitivamente con la carta di Rio de Janeiro. Esso é un processo finalizzato al raggiungimento di obbiettivi di miglioramento ambientale, economico, sociale ed istituzionale, sia a livello locale che globale. Lo sviluppo integrale è apparso  per la prima volta nella storia della Chiesa con l’Enciclica Populorum Progresso di Paolo VI e si intende con lo sviluppo di tutto l’uomo (in tutte le sue parti economico, culturale, sociale) e di tutti a gli uomini.

Nell’appello Papa Francesco unisce lo sviluppo integrale della Chiesa con lo sviluppo sostenibile della comunità scientifica internazionale.

 La sfida deve essere raccolta da “tutta la famiglia  umana”. Con Giovanni XXIII la Chiesa apre a “tutti gli uomini di buona volontà”. Ora Papa Francesco per risolvere il problema chiede l’aiuto e la partecipazione a tutte le persone del mondo, e nel paragrafo 3, dice chiaramente “adesso, di fronte al deterioramento globale dell’ambiente voglio rivolgermi a ogni persona che abita questo pianeta”. Il Papa non si rivolge solamente  ai cristiani ma a tutto gli uomini di qualsiasi religione ed anche ai non credenti. L’atteggiamento non è di superiorità, di prevaricazione ma di dialogo, come afferma nel paragrafo 3, “mi propongo specialmente di entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune” e come scrive senza confusione, nel paragrafo 14, “abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale  che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti”.

L’appello e la sfida che dobbiamo raccogliere serve, come dice il paragrafo 14, a “rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta”, e la preoccupazione del papa, come si evince da altri paragrafi è quella di conservare il pianeta affinché le future generazioni lo possano vivere e godere liberamente.

La speranza del Papa nello scrivere l’Enciclica è, come dice nel paragrafo 15, che essa “ci aiuti a riconoscere la grandezza, l’urgenza e la bellezza della sfida che ci si presenta”.

Nicola Dell’Arena