Pubblicato Domenica, 01 Novembre 2015
Scritto da Paolo Pallini

L'ULTIMO CALOROSO ABBRACCIO DELLA CITTA'

GRAZIE DON PEPPE PER TUTTO QUELLO CHE CI HAI DONATO!

L'abbraccio caldo e intenso della città al suo figlio  tanto amato. Il corteo si snoda dalla Chiesa di S.Nicola verso la cattedrale. Ore di veglia e di preghiera nella parrocchia servita per tanti anni, ora è la Chiesa madre ad accoglierlo per la solenne liturgia funebre.

Il sole inonda piazza Duomo, la Basilica si veste di luce, splendente, per  il suo Arcidiacono, Mons.Giuseppe Di Filippo.

I ricordi, dolci e teneri, si intrecciano in un'onda di commozione e di affettuosa memoria.

Facciamo fatica a pensare che lui non ci sia più a difendere, con passione e determinazione , la identità della nostra città, quella "atrianità" speciale e irripetibile della nostra storia.

La chiesa cattedrale è gremita di gente, il Vescovo Michele presiede la concelebrazione con il Vescovo Gianfranco De Luca e tanti sacerdoti.

Salutando i presenti Mons. Seccia ricorda l'impegno e l'amore di don Peppe per la sua città, appassionato cultore delle sue tradizioni, voce forte a difesa non di antichi privilegi, ma di una ricchezza di arte e di complessi monumentali che la fanno  grande e unica nel nostro Abruzzo.

Il Pastore, doverosamente, sottolinea l'impegno ministeriale di un sacerdote che fino all'ultimo, nonostante il peso degli anni, ha prestato il suo servizio dando le dimissioni "con le lacrime agli occhi". E' quì la sua caratteristica particolare: quel grande cuore che lo legava alla sua gente, un carattere a volte burbero, ma aperto e cordiale, facile alla commozione e capace di intense emozioni.

Forte il legame con la sua comunità che ha tanto amato e da cui è stato ricambiato con intensa affettuosità.

Scorre la celebrazione, i canti accompagnano la liturgia, l'atmosfera è di intensa commozione... Ognuno  ha un pezzo di vita condiviso, gesti e parole che hanno scandito il rapporto vivo di don Peppe con il popolo di Atri. Ha frequentato le nostre vicende sociali,umane, sportive, culturali.  Atri è più povera senza di lui, orfana di una presenza e di una voce, "defensor civitatis" secondo l'antico diritto romano.

La liturgia canta la vita che non muore, annuncia la speranza che non delude, ci dona la certezza che "le anime dei giusti sono nella mani di Dio e nessun tormento le toccherà".

La sua era una fede schietta, semplice, vera, profonda. Sul letto di morte sulle sue labbra, dal profondo dell'animo, salivano le accorate invocazioni al Signore, le litanie dei santi in latino  chiedevano la compagnia dei redenti nel suo cammino verso l'abbraccio del cielo.

Scendono le ombre della sera. La celebrazione volge al termine. Prima dell'aspersione della salma da parte dei vescovi e tutti i canonici il saluto accorato e commosso dell'Avv. Pierluigi Mattucci. Viene ricordato il suo impegno per valorizzare il museo capitolare, la sua ostinazione nel seguire i lavori di restauro della cattedrale per evitare venisse dimenticato che non è un'area archeologica, ma innanzitutto un luogo di culto. Un lungo applauso sottolinea la adesione del popolo di Atri alle parole bagnate di lacrime di un grande amico...

L'ultimo abbraccio davanti alla maestosa facciata del Duomo. Le campane a distesa salutano il prete, l'Arcidiacono che più di ogni altro ha amato e si è speso con puntigliosa costanza per la sua cattedrale.

Il corteo funebre, presieduto dal nuovo parroco di S. Nicola, si avvia verso il cimitero passando davanti a quella Chiesa di S. Domenico di cui è stato per tanti anni Rettore, "il primo amore della mia vita" ripeteva spesso.

Si chiude una giornata di lutto e di tristezza per la città ducale.

Ma è la vigilia dei santi e lo sguardo dei credenti valica il confine del tempo per incontrare, nella luminosa Gerusalemme celeste, la moltitudine di coloro che ,segnati dal sigillo Del Dio vivente, sono raccolti intorno al trono dell'Agnello, come ci annuncia l'Apocalisse.

E' bello pensare che ora, tra quella schiera immensa "che nessuno può contare", ci sia anche lui, con la sua voce potente, a cantare le lodi dell'Altissimo.

Le nostre condoglianze ai suoi famigliari, la sorella Anna, il cognato Fernando, i nipoti Marco e Luigi, il cugino Fabio, sono solcate da questa luce e dalla fiduciosa certezza che  è entrato nella domenica senza tramonto del regno dei cieli.

Arrivederci, caro Don Peppe, e grazie per tutto quello che hai dato alla nostra amata città.

Paolo Pallini

Fotoracconto Alberto Sporys