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Pubblicato Lunedì, 19 Maggio 2014
Scritto da Santino Verna

PERSONAGGI ATRIANI

LEONIDA VECCHIONI, MEDICO LEGALE, STORICO PRESIDENTE DELLE ACLI FORTEMENTE IMPEGNATO NELLA ATTENZIONE AGLI UMILI

 

Medico legale di Atri fu il Dott. Leonida Vecchioni, nato nel 1916 e proveniente da una delle famiglie facoltose ricordate da Don Luigi Illuminati ne “Un paese d’Abruzzo nella seconda metà dell’Ottocento”. Suo padre era il Dott. Michele e suo cugino il Dott. Mario, illustre dannunzista. Il palazzo avito era ed è nei pressi della chiesa di S. Nicola e probabilmente fu costruito sullo stabile dove dimoravano i benedettini che custodivano oltre alla già menzionata parrocchia, anche la chiesa di S. Maria, poi Cattedrale e Basilica Minore. Recenti lavori di restauro in casa Vecchioni confermarono l’ipotesi, anche se l’odonomastica non fa riferimento all’Ordine di S. Benedetto. La stradina che vi passa accanto si chiama Vico Vecchioni.

Il Dottore si laureò in medicina a Bologna, proseguendo la tradizione di famiglia, e cominciò subito ad esercitare la professione di medico legale, impegnandosi fortemente nel sociale, per il riconoscimento dei diritti degli umili, soprattutto nel campo delle malattie. Lo fece nell’ambito delle ACLI che durante la sua presidenza non solo vide pubblicazioni da lui curate, ma per Atri rappresentava un punto di riferimento nella vita culturale e di socializzazione. Gite e pellegrinaggi erano gestiti dalle ACLI, il coro folkloristico e la filodrammatica locale erano aclisti, il luogo per antonomasia del dopolavoro dei cristiani ad Atri era (ed è) il circolo dirimpetto al fianco Sud della Cattedrale.

Fu uno degli ultimi medici ad essere chiamato con il “don”. Dopo di lui, di qualche anno più giovani, la tetrade dei medici di famiglia Angelantonio D’Amario, Antonio Di Quirico, Franco Gabriele Rosati, Vittorino Teofili, era quella dei “dottori”. E così avvenne anche per gli avvocati.

Nel secondo dopoguerra era uno dei pochi atriani a guidare l’automobile e rimase pilota fino agli ultimi giorni della sua lunga vita. Sposò la Maestra Rina Micaletti, di Bellante, insegnante elementare. Ebbero due figlie, Giovanna, avvocato nel Tribunale di Teramo, e Maria Michela, medico e dirigente presso il servizio di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale civile di Atri, coniugata con il Dott. Francesco Brandolini, pediatra. La prima figlia nacque il 27 novembre 1948, giorno della Medaglia Miracolosa, mentre il Dottore presiedeva il consiglio di amministrazione del nosocomio di Atri, allora nel quarto S. Croce. Le Figlie della Carità donarono alla bimba un simulacro dell’Immacolata, quella della Medaglia Miracolosa che si venera a Rue du Bac, ovvero la Madonna con la veste bianca, avvolta da un manto azzurro, con il velo bianco e il serpente che schiaccia con i suoi delicati piedi. Chi era legato alla spiritualità vincenziana ad Atri aveva sempre un riferimento alla prima delle quattro principali apparizioni mariane dell’epoca contemporanea. La statua di discrete dimensioni sormonta la scalinata di casa Vecchioni.

Profondamente religioso, il dott. Vecchioni amava compiere pellegrinaggi, naturalmente con la macchina, accompagnato spesso dalla figlia Giovanna. Le mete abruzzesi preferite erano S. Gabriele, S. Camillo a Bucchianico e il Volto Santo di Manoppello, dove si recò pochi mesi prima di incontrare sorella morte. Quando si recava a Roma, da grande devoto di Don Bosco, andava nella chiesa di S. Maria Ausiliatrice e fuori Abruzzo uno dei luoghi preferiti era Cascia.

Avendo una zia a Venezia, era ovvio il pellegrinaggio a Padova, dove visse pure una degenza ospedaliera. Soggiornava alla “Casa del pellegrino” di Via Cesarotti, a sinistra della Basilica del Santo, albergo patavino che ricorda la non lunga fase della dominazione asburgica attraverso una lapide nel cortile. Partecipava alle celebrazioni nella Basilica, ben inserita nella città di Antenore, a partire dalla S. Messa all’Arca del Santo, con il veloce spostamento dei banchi, soppressa nel 2000, quando tutte le celebrazioni, anche feriali, sono state centralizzate all’altar maggiore. L’Arca, ripristinata nel 2010, dopo un breve intenso restauro, è sempre centro di devozione e di preghiera.

Il 13 giugno, non potendo recarsi a Padova, andava nella piccola Padova del primo Abruzzo Ulteriore, la chiesa di S. Antonio a Pescara che ebbe la denominazione del taumaturgo di Lisbona in luogo del Santo Poverello di Assisi, proprio per la grande devozione, forte anche in Atri.

Nella città dei calanchi il Dott. Vecchioni si recava nella chiesa di S. Nicola, la sua parrocchia e aveva sempre un pensiero per le clarisse nelle ricorrenze annuali. Diceva che bisognava suffragare i defunti con le Sante Messe e non con le vane pompe. Dal suo giardino, corredato da statue e ornato con gusto, scorgeva il campanile a vela di S. Spirito che fa pensare alla celebre canzone di Marco Masini il cui canzoniere, certamente non chiesastico, ha la presenza di P. Ernesto Balducci e P. Gino Ciolini. Il cantante fiorentino si riferiva alla chiesa d’Oltrarno che con la chiesa atriana ha in comune la presenza degli Agostiniani.

Collocato in pensione, scriveva ogni tanto sul “Centro” e si doleva perché l’Abruzzo da storici e giornalisti veniva incasellato nel Sud. Per il Dottor Leonida l’Abruzzo faceva parte dell’Italia Centrale, a dispetto della cassa per il Mezzogiorno. La soluzione diplomatica era questa: l’Abruzzo è geograficamente al Centro, storicamente al Sud. Ad ingigantire la tesi geopolitica era stata un’infelice esperienza a Napoli di uno scippo, con il malvivente che rincorreva la macchina per estorcere qualche soldo.

Il Signore gli diede la grazia di nascere al Cielo l’8 maggio 2007, giorno della Madonna di Pompei, di cui era molto devoto. Non tralasciava la Supplica nelle due date annuali, facilitato dalla radio che tanti anni fa trasmetteva in diretta “l’ora del mondo” e rientrata nel palinsesto del piccolo schermo grazie a TV2000. La moglie mentre vegliava la salma all’obitorio di Atri si sentì male e dopo poche ore morì anche lei. E fu accompagnata al camposanto il 13 maggio, giorno della Madonna di Fatima, di cui era tanto devota.

SANTINO VERNA