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Pubblicato Mercoledì, 27 Novembre 2013
Scritto da Santino Verna


CHIESE E DEVOZIONI POPOLARI AD ATRI

LA CHIESA DI SANTO SPIRITO, LA “CASA” DI SANTA RITA

Chiesa capoquarto, precisamente del quarto S. Croce (vulgo Capo d’Atri) è lo Spirito Santo, chiamata con l’antica dizione di Santo Spirito, come avviene in altri famosi luoghi: S.Spirito in Sassia a Roma, centro del culto della Divina Misericordia e S. Spirito in Oltrarno a Firenze, conosciuta soprattutto per la canzone di Marco Masini che rievoca l’infanzia e l’alluvione del ’66 e celebre per le catechesi e le celebrazioni di Padre Gino Ciolino, agostiniano come i religiosi che custodivano la chiesa di Capo d’Atri.

Chi dice ad Atri: Vado alla chiesa dello Spirito Santo, confonde la gente. Qualche atriano pratico di Pescara penserà subito alla Concattedrale della città adriatica, una chiesa che ha poco più di mezzo secolo, esempio di meravigliosa architettura contemporanea.

La chiesa di S. Spirito ha origini medioevali. Fu restaurata in epoca barocca. La facciata ha il portale proveniente dalla distrutta chiesa di S. Antonio nell’omonima contrada atriana. Sono presenti gli stemmi dell’Eucarestia e di Maria Santissima, sintesi della spiritualità dei Minori Osservanti custodi della chiesa con il titolo del Patriarca del monachismo. A sinistra si erge il campanile a vela. A destra l’ex- convento agostiniano, successivamente vecchio ospedale civile e ora casa di riposo. Per un brevissimo periodo uno spazio dello stabile fu riservato alla sottosezione Unitalsi.

L’edificio si affaccia sull’omonimo largo, dominato dalla rocca di Capo d’Atri (XIV sec.) Dalla chiesa di S. Spirito cominciava l’ingresso del nuovo Vescovo di Atri. All’interno rivestiva i paramenti pontificali e sul sagrato riceveva il saluto del Sindaco. Quindi cominciava il corteo fino alla Cattedrale. Il Vescovo era sormontato dal baldacchino. L’ultimo è stato Padre Abele, perché con lui è finita la diocesi di Atri, o meglio è finita pure quella di Teramo perché c’è la nuova circoscrizione ecclesiastica di Teramo-Atri. Per il sanguigno pastore emiliano questo non era affatto il problema. Oggi il Vescovo di Teramo-Atri fa un unico ingresso, a Teramo e pochi giorni dopo, viene ad Atri, dove compie la prima visita solenne che ricalca, più o meno, il pomposo insediamento dei predecessori. In 17 anni Atri ha vissuto per ben tre volte la prima visita solenne del Vescovo.

L’interno di S. Spirito, a navata unica, fu abbellito alla fine del XIX sec. con decorazioni parietali, quando divenne più sentita la devozione alla Santa degli impossibili. Per questo fu realizzato il cappellone di S. Rita, l’unica cappella laterale della chiesa, dove si conserva il simulacro della Santa, rivestita della tunica festiva per il 22 maggio. Il cappellone, delimitato dal cancello di ferro battuto, è pieno di fiori e lumini, testimonianza di una devozione cominciata ad Atri nel XVIII sec. quando gli Agostiniani Scalzi introdussero il culto della protagonista (dopo S. Monica) della santità femminile dell’Ordine.

Nel clima della festa si entra già a febbraio, con la pratica dei 15 giovedì consecutivi, i “giovedi’ di S. Rita”, ricordo dei 15 anni della spina del Crocifisso che tenne compagnia nel dolore e nell’amore la Santa degli impossibili. Il venerdì, il sabato e la domenica dell’antica Quinquagesima la chiesa è interessata per le Quarant’Ore e la collocazione calendariale rende bene l’idea della pratica celebrata come riparazione al Carnevale, unico tempo dell’anno in cui il divertimento era lecito, in quanto possibile economicamente.

La festa di S. Rita è formata dal programma religioso e da quello ricreativo, rispettivamente con l’organizzazione del Parroco di S. Nicola, al cui piviere appartiene la chiesa come filiale, Mons. Giuseppe Di Filippo e del comitato presieduto dal cav. Antonio Concetti. E’ la festa più sentita di Atri, più della protettrice S. Reparata, forse perché è possibile ritemprare la devozione alla Santa nei suoi luoghi, Cascia e Roccaporena, specialmente durante la bella stagione, quando vengono organizzate gite, magari con una sosta alla città di S. Benedetto e S. Scolastica.

Nel 1993 fu accarezzata l’ipotesi di un gemellaggio, nel nome di S. Rita, tra Atri e Fontenay-aux-roses, nella diocesi di Nanterre, nei pressi di Parigi, dove gli Oblati di Maria Vergine (per alcuni anni presenti anche in Atri) hanno eretto un moderno Santuario dove si venera la Santa delle rose. Il culto era arrivato da Nizza, città italofona, dove è conosciuta anche la Beata Maria Teresa Fasce, promotrice della rinascita del culto ritiano a Cascia nella prima metà del XX sec. Nel 2000 l’idea del gemellaggio è tornata, ma tra Atri e Cascia, dato che la cittadina dei calanchi è il secondo luogo ritiano dopo il comune della Valnerina.

In S. Spirito, dal 1824 si venera pure S. Francesco Saverio, grazie a S. Gaspare del Bufalo che vi predicò. Il simulacro, a sinistra del presbiterio, sarebbe un S. Gioachino trasformato nel secondo protagonista della Compagnia di Gesù e la trasformazione non fu difficile perché si dovette mettere un abito talare con una stola convenzionale (non usata per S. Antonio di Padova), in luogo della tunica e del mantello. S. Gioachino corredava la vicina statua di S. Anna con S. Maria Bambina, venerata nel triduo e nella festa del 26 luglio. La condizione sponsale simile a S. Monica e a S. Rita, legò i nonni di Nostro Signore all’Ordine Agostiniano.

Nel 1987 la chiesa di S. Spirito fu la culla della schola-cantorum “Aristotile Pacini”, fondata dai fratelli Carmine e Concezio Leonzi, rispettivamente maestro e direttore artistico. Con la benedizione dell’allora cappellano, l’Arcidiacono Don Bruno Trubiani, la schola animò per diversi anni la festa di S. Cecilia, patrona dei musicisti, all’interno delle celebrazioni novembrine dei morti. Antonio Palma e Cesarina Ricci, custodi della chiesa per lunghi e fecondi anni, preparavano il rinfresco ai cantori e alla compagnia si associava Peppino Antonelli, legato alla chiesa per via del fratello Eugenio, vibrante organizzatore della festa di S. Rita. Antonino Anello nella poesia dialettale “Arrete a la sacristie” si riferisce ad uno di questi momenti conviviali, dove compare pure il maestro Giovanni Mattucci.

Nel 2000, primo centenario della canonizzazione, la S. Messa nei Secondi Vespri e la processione ebbero la presidenza del Card. Vincenzo Fagiolo, Presidente della Commissione Disciplinare della Curia Romana e Diacono di S. Teodoro. In precedenza Arcivescovo di Chieti fu l’unica sua visita ad Atri da principe della Chiesa. Alla celebrazione esequiale, quattro mesi dopo, in S. Giustino, partecipò una piccola rappresentanza di atriani, fieri di aver avuto una porpora per la festa più bella della cittadina.

SANTINO VERNA